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Il progetto politico dietro Ginevra II

Zoom 30 ott GinevraDi Abd al-Rahman al-Rashed. Asharq al-Awsat (26/10/2013). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi.

Ginevra II è la sede in cui si discuterà del governo, dell’esercito e della sicurezza della Siria in transizione. Il suo obiettivo non riguarda lo status quo, ma la costruzione della nuova Siria. Per questo motivo, Jeffrey Feltman, sottosegretario generale per gli Affari Politici delle Nazioni Unite, invita l’opposizione siriana a partecipare nonostante stia subendo forti pressioni in senso contrario.

I leader della Coalizione sono consapevoli che la loro assenza dalla conferenza permetterà al regime siriano di vincere la lotta politica e che sarà poi difficile correggere le strutture concordate. Ciononostante, alcuni membri hanno mosso una campagna molto aspra affinché non vadano a Ginevra, per rivalità politiche interne più che per la convinzione che la conferenza sia inaccettabile. Siamo dunque di fronte ad un gruppo arrabbiato e disperato, che non vuole partecipare a qualsiasi processo politico ma al tempo stesso non è in grado di offrire un’alternativa.

Nella conferenza di Londra, l’opposizione ha cercato di imporre un limite di tre mesi per evitare che il processo si trasformi in un gioco senza fine, ma non ha avuto nessuna garanzia prima di sedersi al tavolo. L’opposizione potrà però ritirarsi se e quando riterrà che il tempo trascorra senza risultati o che i negoziati non siano nell’interesse dei siriani.

Ad ogni modo, le due precedenti conferenze hanno riconosciuto la legittimità della coalizione, sbarrando la strada all’opposizione fantasma inventata dal regime siriano e promossa dall’Iran. A complicare la situazione, tuttavia, è subentrata l’intenzione di ricomporre la coalizione con l’ingresso anche di gruppi armati, al fine di comprendere tutte le forze in campo.

Feltman ha ragione nel sostenere la necessità di partecipare a Ginevra II, occasione in cui le grandi potenze mondiali si riuniranno per decidere il destino della Siria. Ma l’opposizione deve anche spingere i suoi finanziatori, tra cui i Paesi del Golfo, ad aumentare il sostegno militare, per evitare che nei prossimi mesi l’esercito di Assad prenda il sopravvento e rafforzi la sua posizione nei negoziati. La situazione sul terreno giocherà dunque un ruolo importante in questo periodo, soprattutto perché la dichiarazione del presidente Assad di voler candidarsi alle prossime elezioni fa pensare ad un’intensificazione della sua attività di combattimento.

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