Il principe saudita Bandar bin Sultan rompe il silenzio

Elaph (26/07/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

L’ex capo dei servizi segreti saudita e ambasciatore negli Stati Uniti tra il 1981 e il 2005, il principe Bandar bin Sultan, ha inviato al quotidiano online Elaph una lettera in cui presenta le sue osservazioni circa l’accordo nucleare tra gli USA e l’Iran.

“Oggi critici mediatici e politici descrivono l’accordo nucleare in corso tra l’Iran e Barack Obama come una replica di quanto già avvenuto al tempo del presidente Bill Clinton con la Corea del Nord. Io non condivido a pieno tale giudizio.

Infatti, a quel tempo, il presidente Clinton poggiava la sua decisione su ragioni strategiche di politica estera, sulla base di un lavoro di intelligence, seguendo i suoi buoni propositi di salvare la popolazione della Corea del Nord dalla carestia a cui l’avevano condannata i leader del Paese. In seguito tale decisione si rivelò un errore e un fallimento investigativo. E oggi sono convinto che se il presidente Clinton fosse stato a conoscenza di un tal esito, di certo non avrebbe proceduto in tale direzione.

Al contrario, il presidente Obama è pienamente consapevole degli esiti di tale accordo con l’Iran e dei risvolti negativi nella regione mediorientale, il ché rappresenta una situazione peggiore di quella vissuta da Clinton con la Corea del Nord. Questo aumenterebbe il grado di instabilità in Medio Oriente e favorirebbe l’Iran per l’accumulo di miliardi di dollari.

Pertanto, la domanda che bisogna porsi è la seguente: “Perché il presidente Obama prosegue nel suo intento, nonostante sia a conoscenza di quanto ignorava a sua volta Clinton?”

Non perché non sia abbastanza intelligente, tutt’altro. A mio parere il presidente Obama ha pienamente fiducia in sé ed è assolutamente convinto di essere nel giusto. Alla fine, pur se si rivelasse un danno o una catastrofe, è senz’altro accettabile.

Ma chi sono io a proporre una conclusione del genere?

Con tutta umiltà, io sono solo colui che ha lavorato con i leader degli Stati Uniti, da Jimmy Carter a George W. Bush; colui che ha rappresentato il suo Paese negli Stati Uniti per ben 23 anni, che ha trascorso 17 anni della sua vita al servizio dell’esercito, che ha ricoperto la carica di consigliere per la sicurezza nazionale del mio Paese dal 2005 al 2015 e che ha lavorato a capo dell’intelligence. Tutto questo mi ha permesso di affacciarmi direttamente alle decisioni dei leader del Paese e di poter discutere oggi delle decisioni di Obama.

È pur vero che non ho mai lavorato direttamente con il presidente Obama, né tantomeno incontrato di persona. La mia valutazione si basa sulle uniche informazioni rilasciatemi dall’ex re Abdullah e dei consigli elargiti allorché si rapportava al presidente americano.

Oggi più che mai sono convinto che il mio caro amico, la vecchia volpe Henry Kissinger, aveva ragione nell’affermare: “Se i nemici dell’America devono temere dell’America stessa, i suoi amici lo devono ancora di più.”

Infine, le persone nella mia regione hanno fiducia in Dio e rafforzano le proprie decisioni e analisi in vista di una cooperazione comune, ad eccezione dei nostri più antichi e forti alleati. Questo è straziante, ma la realtà è amara e non possiamo ignorarla.”

Elaph è il primo portale panarabo indipendente con sede a Londra.

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