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Il musulmano medio…

Di Karim Boukhari. Tel Quel (21/09/12). Traduzione di Alessandra Cimarosti.

Come temuto, l’affare del film “Innocence of Muslims” è tutt’altro che finito. La collera del musulmano medio, questo essere continuamente al limite dell’implosione, dilaga in ogni parte. Questa collera è sempre cieca, andando ad identificare come possibile bersaglio chiunque. Ieri erano gli Stati Uniti, oggi tocca alla Francia. Dopo Obama, è il turno di Hollande. Come è possibile? I colleghi di Charlie Hebdo, sfruttando l’affare del film, hanno pubblicato, e non in prima pagina, una caricatura del profeta, ancora una, non più cattiva delle precedenti. E la Francia diventa a sua volta un potenziale bersaglio della cieca collera dei “musulmani”. Collera? Piuttosto follia. E il Marocco, naturalmente, non ne rimane fuori.

Un amico mi ha raccontato: “Mia figlia di 10 anni mi è venuta a chiedere ‘Papà, perché Hollande attacca il nostro profeta?’ Questo è quello che le ha detto la scuola…”. Il grande pubblico, cioè Signor Tutti, il musulmano medio, non conosce mica Charlie Hebdo. Non sa che il giornalismo satirico è di tutto rispetto. Non sa che il “nostro profeta” e la “nostra religione”, per riprendere la terminologia corrente, non sono le uniche fonti di riso e di scherno, più o meno di buon gusto. Ignora che il divieto di rappresentare il profeta o di burlarsi dell’Islam è una regola valida solamente nelle terre dell’Islam e non nel resto del mondo (e le terre musulmane non rappresentano che una piccola parte del globo). Ignora soprattutto e questa è la cosa più drammatica, che in un paese libero, un articolo e una caricatura esprimono il punto di vista e la sensibilità di un individuo e non di un paese. Non è stato il governo americano o i suoi rappresentanti diplomatici nel mondo che hanno realizzato “Innocence of Muslims”. E nemmeno François Hollande e i suoi ministri o le sue ambasciate o le sue scuole nel mondo che hanno fatto le caricature del profeta. Ma vallo a spiegare al musulmano medio i cui nervi sono a fior di pelle, un essere la cui sensibilità e suscettibilità superano la media mondiale, un essere dunque, senza alcun sense of humor, senza nessuna nozione di autoderisione o di distanza critica, un “bambino” sempre sul punto di crollare, di vacillare, che si crede molto speciale e pensa di essere al centro del mondo, pronto ad infiammarsi non appena vengono sfiorati i suoi punti deboli o non appena viene presa in giro la sua singolarità.

Sono di ritorno da un viaggio in Spagna, dove mi è stato raccontato da alcuni responsabili del partito al potere, il Partido Popular, che “ogni volta che la stampa spagnola pubblica un articolo sconveniente (per il Marocco) è il governo che paga, come se fosse lui ad essere il responsabile”. Nel 2010, due milioni di marocchini (al di fuori della Marcia Verde, è stato il più grande raduno mai organizzato in territorio marocchino) avevano sfilato nelle strade, protestando “contro la Spagna”. Perché allora? Ebbene perché certi giornali spagnoli avevano pubblicato delle false informazioni sulle manifestazioni di Laayoune, più conosciute come gli avvenimenti di Gdeim Izik, pochi giorni prima. Quando il ridicolo raggiunge tali proporzioni, non uccide certamente, ma fa paura. Molta paura.

Tornando all’attualità, il musulmano medio si sente oggi attaccato da due dei paesi più grandi del mondo: l’America e la Francia. Santo cielo! Questo legittima, ai suoi occhi, tutte le azioni intraprese contro le rappresentazioni legate a questi due paesi. Non è il silenzio delle autorità politiche e religiose nel mondo musulmano che rischia di persuaderli del contrario. Capi di stato, leaders politici e religiosi, tutti rimangono in silenzio, temendo che il più piccolo invito alla ragione possa essere interpretato (dal famoso musulmano medio) come una alleanza alle forze del male. Ed eccoci qui.