Egitto News Politica Zoom

Il momento della scelta

zoom 7 dic Egitto sceltaDi Omar Robert Hamilton. Mada Masr (03/12/2013). Traduzione e sintesi di Silvia Di Cesare.

Dicono che prima di annegare vieni invaso da un senso di calma. Una sottile euforia allenta la presa della tua mano che si aggrappa alla vita.

Quello che ci troviamo davanti quest’oggi sono due futuri possibili: uno conosciuto ed uno ignoto.

Ventisette persone in questo momento si trovano in carcere: Alaa Abd El Fattah, Mohamed Al-Rifae, Mohamed Hosny, Taimour, Mamdouh Gamal, Abdalla Zekky, Dr.Yehia and his son Mahmoud, Peter Galal, Abdelhamid, Kougy, Ahmed al-Attar, Mostafa Yousri, Wael Metwally, Ahmed Nabil, Hossam Shawky, Moka, Nubi, Salaheddine, Yassin, Hany, Bobo, Samy, Kalousha, Ahmed Abdelrahman, Ahmed Maher and Ahmed Douma.

Se non fosse stato per i miei amici che hanno spinto via il poliziotto con il passamontagna che mi era alle spalle, anche io in questo momento sarei in prigione.

E tutto perché? Per mandare un messaggio, lo stesso che lo Stato sta diffondendo dal febbraio del 2011: è finita, andate via, state zitti.

La nostra prossima mossa getterà le basi per il mondo che verrà. Non so quale potrebbe essere la mossa vincente, non più. Mi guardo indietro, guardo la storia passata e vedo solo fallimenti, solo perdite. Non abbiamo mai vinto. O almeno abbiamo vinto le battaglie, ma mai la guerra.

Perché scrivo queste cose? Perché la devastazione incombe su di noi. Mohamed Ibrahim ed il ministro degli Interni si stanno scatenando. Prima contro i Fratelli Musulmani, ora contro gli attivisti che hanno lanciato e sostenuto questa rivoluzione. Questa rivoluzione che ha creato la parte più bella della nostra identità. Questa rivoluzione sta annegando.

Cosa ci accadrà ora? Il passato molto prossimo si sta estendendo davanti a noi. Accetteremo quello che vediamo avvicinarsi, o faremo un altro passo avanti verso l’ignoto?

Crediamo nella nostra forza. O ci credevamo. Eravamo forti, imbattibili, un tempo. Ora, più che mai dobbiamo ritrovare quella forza, quella fiducia. Se hai mai visto nella rivoluzione una speranza, se sei mai tornato a casa con la mente piena di idee che bruciavano più dei gas lacrimogeni, ora è il tempo di ritrovare quella fiducia. Non chiedermi cosa succederà, onestamente non lo so. Quel che so è che ora la strada è tutto quello che abbiamo. E se la strada è forte, la polizia non lo è.

Siamo troppo divisi. Non siamo più stati uniti come quei 18 giorni (i diciotto giorni di protesta che hanno portato alla caduta di Mubarak ndr). L’unità nasce dalla semplicità e niente è più semplice che cantare “Irhal” (“vattene”), che dire no. Ma la tirannia è di nuovo sopra di noi. Non dobbiamo aderire sui dettagli o su cosa esattamente accadrà dopo. Dobbiamo solo dire no.

 

Due futuri possibili si aprono davanti a noi: uno conosciuto ed uno ignoto

Uno illuminato dal fuoco, uno ancora invisibile

Uno governato dalla tirannia, uno ancora senza governo

Uno che loro chiamano stabilità, uno che loro chiamano caos.

Ora è il momento della scelta.

 

Vai all’originale