Il giorno dopo

Sarebbe magico che dopo un giorno di celebrazioni le cose cambiassero, in meglio naturalmente.

Sarebbe bello che l’effetto facebook e twitter potesse imediatamente cambiare ilcorso della storia e invece le cose, soprattutto quelle che ci danno più dolore, rimangono lente e non spariscono affatto in un click.

Il giorno dopo le contestazioni in Tunisia, Egitto, Libia sembra tutto come prima e si fa fatica a vedere cosa realmente stia cambiando. Ci dobbiamo accontentare di piccolissime conquiste che solo con il tempo e tantissimo impegno diventeranno durature.

In Siria le cose sono cambiate in peggio. Chi si immaginava che tutto fosse strumentalizzato nel modo più crudele ? L’emiro del Bahrain gongola a Londra mentre i suoi sgherri imprigionano e troturano chiunque osi manifestare e in Yemen la vita rimarrà dura fino a nuovi ordini sauditi.

In Palestina la contestazione contro il furto di terra di Israele non è mai finita, dura da 65 anni, e giorno dopo giorno miete vittime che ormai disturbano la comunità internazionale che pretende che siano gli arabi, non Israele a chiedere scusa dei comportamenti scorretti di questi anni.

Israele continua  a maltrattare i palestinesi e a privarli dei loro diritti di base cosa inaccettabile da parte degli altri paesi arabi che hanno dovuto subire, loro malgrado, una emigrazione palestinese massiccia che non si aspettavano. Israele è riuscita a sfuggire alle prorpie responsabilità nei confronti del problema dei profughi mentre gli altri stati arabi che hanno dovuto sopportare il peso economico di una emigrazione di massa ora hanno per la Palestina soltanto una solidarietà verbale che non può portare a nulla.

Il giorno dopo la Palestina è ancora nella catastrofe, Israele fa la vittima ma gongola nella sua arroganza e gli arabi tutti ” ” incasinati ” più che mai cercano di leccare le proprie ferite e tirano avanti fra promesse e falsità di un Occidente che ancora non vede la propria di catastrofe.