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Il futuro dei Social Media nel mondo arabo

Social media Libano

Social mediaDi Sawsan Al-Abtah. Asharq al-Awsat (09/03/13). Traduzione e sintesi di Alessandra Cimarosti.

Il cambiamento dei rapporti tra governi, i propri cittadini e i media è diventato un argomento di primaria importanza negli ultimi anni, grazie alla convergenza di sviluppo tecnologico,  rivolte politiche e nuove forme di attivismo. È raro per un leader politico non essere presente  su social network come Twitter e Facebook, soprattutto perché gruppi di ribelli e politici attivisti, utilizzano queste piattaforme per organizzarsi e interagire con i media e con la gente.

La storia recente dimostra che il mondo arabo non è stato un’eccezione e quindi sono sempre più le persone (pensatori, politici, funzionari, uomini d’affari) che si occupano di questi temi. Il Government Communications Forum di Sharjan, giunto alla sua seconda edizione, rappresenta un tentativo di analisi dell’impatto di questi fenomeni.

L’evento di quest’anno, che ha avuto luogo lo scorso mese negli Emirati Arabi, ha visto la partecipazione di 2.000 persone, tra le quali una serie di esperti e leader dal mondo politico e dei media, incluso il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan e l’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan.

Quest’anno, il tema è stato in primo luogo, il bisogno di incoraggiare il vero dialogo tra i governi e il popolo. Gilbert Domt, il direttore fondatore del gruppo Beyond Reform and Development (“Oltre la riforma e lo sviluppo”) ha sottolineato i pericoli del non riuscire ad adattarsi a questa nuova realtà, spiegando che mentre il 70% dei giovani arabi ha utilizzato Facebook, i politici hanno continuato a trattarlo come se fosse parte delle tecnologie passate, come nel caso della televisione.

Raed Barqawi, editore del quotidiano Al-Khaleej, ha aggiunto che una delle principali ragioni dello scoppio delle rivoluzioni nel mondo arabo è il distacco tra la gente e i governi.

Ghassan Hajjar, redattore capo del giornale libanese Al-Nahar, ha dichiarato di non essere d’accordo sul ruolo e sull’importanza dei social network: “E’ una menzogna considerare internet la principale causa dello scoppio delle rivoluzioni arabe. Ci sono state mobilitazione e proteste anche in aree geografiche che non sono state ancora raggiunte da internet. Forse, sarebbe meglio affermare che i media, tradizionali o moderni, hanno lavorato insieme per produrre un tale risultato”.

Ma è davvero qualcosa di accessibile per la gioventù araba? L’ex ministro degli Interni libanese, Ziyad Baroud, che ha circa 60.000 “amici” sulla sua pagina Facebook, e un numero simile di contatti su Twitter, ha dichiarato: “Per quanto riguarda i governi, soffriamo la mancanza di risposte, spesso non ci sono risposte da fornire al popolo e a volte è come se avessero il vero bisogno di porre ostacoli tra se stessi e la gente. È per questo che sto richiedendo una stampa investigativa che riveli tali lacune e difetti”.

Sultan Bin Ahmed Al-Qasemi, presidente dello Sharjah Media Center – che ha organizzato il forum – ha parlato degli sforzi fatti dall’emirato di Sharjah per stabilire una “Unità di Comunicazione del Governo” che abbia come obiettivo la formazione degli impiegati statali in campo di tecnologia comunicativa, al fine di poter funzionare da ponte tra i vari dipartimenti. Tuttavia, la sessione dedicata alla pianificazione di politiche per i media e le comunicazioni ha visto levarsi qualche critica nei confronti della neo-unità, come quella da parte del redattore capo di Emirates Today, Samy Al-Riyami.

Nelle varie sessioni è stato molto illuminante l’intervento di Jim Messina che ha spiegato che la seconda campagna elettorale di Obama ha avuto un messaggio fondamentalmente diverso dalla prima. Messina ha sostenuto che l’uso di Facebook per la campagna di Obama è stato decisivo per la vittoria; basti pensare che nella prima campagna elettorale, il numero dei sostenitori di Facebook era solamente un ventesimo. La campagna di Obama è stata vittoriosa inoltre, perché ha promosso un singolo messaggio nelle varie piattaforme: radio, televisione, internet.

Il forum ha dimostrato che c’è ancora molta strada da fare e che anche i leader che hanno utilizzato assiduamente nuove piattaforme e tecnologie, come nel caso di Obama, hanno solamente grattato la superficie di ciò che è possibile e non hanno avuto sempre successo.

 

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