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Il fantasma del settarismo minaccia di nuovo l’Iraq

Iraq
Il settarismo mette in pericolo l’unità irachena

di Mynia al-Araby, al-Sharq al-Awsat (19/06/2018). Traduzione e sintesi di Mario Gaetano.

Le speranze di coloro che hanno ritenuto le elezioni legislative in Iraq un punto di svolta per la fine del settarismo nel Paese sono state tradite dall’accordo di alleanza tra il leader religioso Moqtada as-Sadr e il leader di Unità di mobilitazione popolare irachene Hadi al-Hamri, che, durante la campagna elettorale, sembravano avere idee diverse circa la riconsegna delle armi allo Stato. La lista elettorale di “Quelli che restano” di al-Sadr, infatti, era favorevole alla restituzione dell’arsenale allo Stato; la lista di “al-Fatah” di Hamri, invece, era di opinione opposta, da rilevare inoltre che quest’ultima, essendo composta in maggioranza da partiti sciiti islamici vicini all’Iran, non vuole uno stato laico.

A un mese dalle elezioni, le dichiarazioni favorevoli di al-Sadr a un governo guidato da tecnici, composto da fazioni diverse, hanno fatto salire i suoi consensi, ma il settarismo imperante in Iraq  rischia di mandare in fumo quest’opportunità.

Un dato che non si può ignorare è la partecipazione di “al-Fatah” alla formazione del nuovo governo, poiché quella di al-Hamri  è la seconda forza politica del Paese ad aver ottenuto il maggior numero di seggi in Parlamento. Sebbene as-Sadr sia cresciuto nel gradimento generale per la sua opposizione  alle milizie armate e al settarismo, costui ha dichiarato di essere favorevole all’idea che il controllo delle armi resti fuori dalle prerogative del  governo.

Non tutti credono che al-Sadr sarà in grado di liberare il Paese dal settarismo, problema quest’ultimo che una parte degli iracheni ha provato a superare da anni, evitando di usare appellativi come “sciiti”, “sunniti” o altri ancora, riuscendo, tuttavia, solo a complicare ancora di più il panorama.

Un esecutivo tecnico è difficile che devii verso il settarismo; è pur vero, tuttavia , che  chi intende entrare nel nuovo governo teme che la sua appartenenza settaria o etnica, possa costituire motivo di esclusione dalla compagine governativa. Più in generale, va ricordato che il settarismo è questione spinosa intorno alla quale ha ruotato l’azione delle classi dirigenti precedenti, e si spera, perciò, che un governo tecnocrate possa rappresentare un’opportunità per superare le divergenze settarie.

Qual è la soluzione a tutto questo? Non c’è dubbio che l’Iraq abbia ancora molta strada da fare, gli stessi politici artefici del settarismo, delle divisioni ideologiche ed etniche impediscono al Paese di progredire e non consentono l’uscita dalla spirale di crisi. Allo stesso modo, però, l’opposizione deve proporre delle alternative serie ed essere più propositiva, poiché l’Iraq ha bisogno di sviluppo e di rafforzare i servizi per il popolo, invece di ricadere negli interessi partitici o personali.

I dibattiti politici non possono ignorare la realtà quotidiana: da un lato, infatti, c’è la minaccia turca di bloccare il corso del Tigri; dall’altro la crisi energetica si farà sentire ancora di più con l’avanzare dell’estate. Inoltre, non si dimentichi  la minaccia terroristica di Daesh sempre presente, con il suo leader Abu Bakr al-Baghdadi ancora in libertà.

Il prossimo governo fondato sulle alleanze ricordate all’inizio, sarà in grado di salvaguardare le aspirazioni degli iracheni, i quali ambiscono ad un governo che superi il settarismo, l’etnia e i regionalismi?

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