Di Abd al-Rahman al-Rashid, Sharq al-Awsat (23/10/2018). Traduzione e sintesi di Mario Gaetano.
Da quando è stata diffusa la notizia dell’uccisione del giornalista Jamal Khashoggi, l’Iran teme di fare commenti e di prendere una posizione ufficiale in merito, anche se le televisioni iraniane hanno fatto del caso, materiale da trasmettere ininterrottamente.
Il commento di Tehran sulla vicenda è stato: noi preferiamo aspettare e vedere; gli iraniani hanno dunque risposto lasciando la porta socchiusa diversamente dai turchi, i quali hanno fatto trapelare la loro ostilità nei confronti dei sauditi.
Chiudere l’Arabia Saudita in un angolo è utile all’Iran? Certamente e specialmente per la questione delle sanzioni; per l’Iran il caso Khashoggi e l’attacco turco contro i sauditi sono una manna dal cielo, anzi gli iraniani pregano Dio perché conceda loro uno dei tre desideri: o che Washington rinunci all’embargo, ritenendo che così sarà difficile per gli Stati Uniti gestire la battaglia e averla vinta nelle attuali circostante, o che Riyad rinunci a sostenere i progetti dell’amministrazione Trump ai danni dell’Iran, oppure che il caso Khashoggi cambi i rapporti di forza nella regione, indebolendo il fronte saudita. Se però l’assedio iraniano dovesse continuare, porterebbe l’Arabia Saudita ad adempiere il suo progetto di estendere la sua sfera di influenza in Iraq, in Siria, in Libano e in Yemen e costringerebbe gli americani a trattare con il regime Khomeinista.
Per quanto concerne Riyad, la relazione strategica con gli Stati Uniti, a prescindere dai conflitti e dalla instabilità che ha causato, è stata una delle conseguenze dell’undici settembre, i sauditi però, si sono rifiutati di collaborare con gli americani per invadere l’Iraq, offrendo ai rivali iraniani la possibilità di sviluppare le relazioni tra Tehran e Washington a discapito di Riyad.
Gli iraniani sembrano essere molto abili nel gestire le crisi, essi vedono che l’Arabia Saudita è in forte imbarazzo, dal quale, tuttavia, uscirà molto presto, proprio per questa ragione intendono sfruttare la crisi per mettere a segno le loro vittorie, ma in modo diverso dai turchi, cioè riavvicinandosi o Washington, o a Riyad.
Quali sono le probabilità d’apertura di Riyad verso l’Iran? Come già detto in precedenza, le relazioni tra Washington e Riyad sono strategiche, e non c’è alcuna fiducia che l’Iran sarà un vicino pacifico, anzi Teheran potrebbe ritenere conveniente aggravare le relazioni con i Sauditi per ragioni che nulla hanno a che fare con il caso Khashoggi.
Spesso in politica le crisi fanno le occasioni e l’Iran assediato ne è cosciente, in precedenza infatti, esso ha sfruttato l’aggressione di Saddam in Kuwait per riavvicinarsi ai sauditi, anche se in modo temporaneo.
Abd al-Rahman al-Rashid è un giornalista saudita del quotidiano Sharq Al-Awsat, nato nel 1956. Ha lavorato come giornalista sin da quando era studente e ha studiato produzione cinematografica all’università americana di Washngton. Nel 1980, ha amministrato l’ufficio del giornale saudita a Washington e verso nel 1998 è stato nominato direttore esecutivo di Sharq al-Awsat a Londra. Nel 2004 ha assunto la carica di direttore generale del canale al-Arabiyya, dal quale si è dimesso nel 2014.
È stato poi nominato membro del consiglio amministrativo del gruppo MBC e attualmente scrive per il giornale Sharq al-Awsat.
È noto che al-Rashid è un liberale fortemente critico nei confronti degli islamisti e dei Fratelli Musulmani in Egitto, un’ostilità, quest’ultima, venuta fuori all’annuncio della Costituzione del 2012, che lo portò ad essere disprezzato dalle forze islamiste in Egitto, le quali esortarono l’interruzione delle trasmissioni di al-Arabiyya.