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I diritti umani ai tempi del coronavirus

Youngsters wearing protective suites take part in a performance as part of an awareness campaign against the spread of the new coronavirus, COVID-19, in Bogota on March 18, 2020. - Colombian President Ivan Duque declared a state of emergency, asking citizens older than 70 to remain indoors. (Photo by Juan BARRETO / AFP)

I governi di molti Paesi hanno utilizzato le circostanze eccezionali imposte dalla pandemia per giustificare la sospensione della legge e l’acquisizione del potere assoluto

di Ali Anouzla, al-Araby al-Jadid, (15/04/2020). Traduzione e sintesi di Chiara Russo

La crisi pandemica del coronavirus ha spinto molti governi, comprese le democrazie, ad applicare lo stato di “emergenza sanitaria”, consentendo loro di adottare misure eccezionali per contrastare la diffusione del pericoloso virus. Così, sono state rapidamente messe in atto leggi che limitano i movimenti delle persone e offrono alle autorità ampio spazio di azione per ridurre le libertà individuali, sostenendo di proteggere così la loro salute. Nella maggioranza dei casi, queste leggi sono state emanate in totale assenza di discussioni all’interno della società e, all’ombra di un consenso nazionale forzato, sono state imposte in un’atmosfera di terrore causata dalla pandemia. Pochi Paesi democratici occidentali hanno rifiutato di imporre ai loro cittadini leggi emergenziali che limitano le libertà e hanno riposto la loro fiducia nella coscienza e nel buonsenso del loro popolo; sembra che abbiano vinto la scommessa, almeno fino a questo momento. Al contrario, in molti Paesi sono state commesse grossolane violazioni sin dal primo giorno in cui i governi si sono dati poteri più ampi per esercitare il loro controllo sulla popolazione. In India, ad esempio, l’“Alto Commissariato per i diritti umani” ha criticato le misure adottate dalle autorità per frenare la diffusione del coronavirus nel Paese, in particolare quelle che violano il diritto alla privacy, come il ricorso di alcune regioni indiane a marchiare le mani di coloro sottoposti a quarantena e ad apporre dei sigilli alle porte delle loro case, per garantirne l’osservanza.

Nel nostro mondo arabo, le organizzazioni per i diritti umani del Maghreb hanno criticato ciò che hanno descritto come lo sfruttamento della fase di emergenza in Tunisia, Algeria e Marocco per emanare leggi che limitano la libertà delle persone. In effetti, le autorità algerine hanno colto dallo stato di emergenza sanitaria un’opportunità per eliminare ciò che resta delle “proteste popolari” che da più di un anno reclamano un cambiamento. In Tunisia, si teme che le autorità utilizzino lo stato di emergenza per emanare leggi reazionarie, sopprimendo le conquiste nel campo delle libertà raggiunte con la rivoluzione. In Marocco, lo stato di emergenza ha mostrato la capacità degli apparati statali di prendere il controllo della situazione e ciò potrebbe indurli a pensare di esercitare un controllo maggiore sulla comunità.

I governi di molti Paesi hanno utilizzato le circostanze eccezionali imposte dalla pandemia per giustificare l’interruzione della legge e l’acquisizione del potere assoluto. Oggi c’è la possibilità che ciò possa essere trasformato in uno stato permanente anche nei sistemi costituzionali democratici: nel suo discorso, l’altro ieri [13 aprile N.d.T.], il presidente francese Emmanuel Macron ha accennato alla possibilità di adottare un’app, come quella imposta in Cina, per rintracciare i casi di sospetti portatori del pericoloso virus, cosa che consentirebbe alle autorità francesi di entrare nella vita privata delle persone. E se questo è ciò che pensa un capo di Stato democratico, allora che dire dei Paesi i cui regimi non si fanno remore nel calpestare le libertà e i diritti dei loro popoli?

Nei regimi autoritari, questa sarà l’occasione per un richiamo all’unità nazionale e al consenso sulle decisioni prese dalle autorità a tamburo battente e con grande entusiasmo nazionale!

Questa crisi ha messo in luce i pericoli che minacciano il destino di molte nazioni. Gli esperti sottolineano oggi che la crisi globale causata dalla pandemia di coronavirus avrà effetti disastrosi sull’economia e sui popoli. Ha rivelato molti pericoli che minacciano le società e le sfide che dovranno affrontare in futuro se non verranno adottati modelli economici e sistemi politici che tengano conto, innanzitutto, dei diritti e delle libertà delle persone. In caso contrario, i popoli che hanno vissuto questo duro periodo daranno vita a movimenti sociali per cercare di formulare alternative al modello socio-economico attualmente dominante. In una certa misura, questa crisi che terrorizza e danneggia le persone ha aperto loro gli occhi sui diritti e fatto sentire loro l’importanza di godere della propria libertà ed esercitarla per proteggerla.

Ali Anouzla è un giornalista e scrittore marocchino, direttore del sito web “https://lakome2.com/“. Ha fondato e gestito la redazione di numerosi giornali marocchini e ha vinto il premio “Leaders for Democracy” per l’anno 2014, assegnato dal “Progetto POMED”.

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