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I conflitti religiosi e le conseguenze a lungo termine

conflitti religiosi

Di Abdulrahman al-Rashed. Asharq al-Awsat (06/06/2015). Traduzione e sintesi di Carlo Boccaccino.

Il Medio Oriente è scenario di una guerra di proporzioni enormi e frenetiche. È l’evento peggiore a cui la regione abbia mai assistito, comprese le due guerre mondiali. Sono stati utilizzati tutti i tipi di armi, dai coltelli primitivi ai mezzi militari più avanzati come i droni. Ma l’arma più pericolosa di tutte resta la religione, in quanto capace di mobilitare comunità intere e controllare armate di giovani disposti a morire. Come una bomba atomica, le conseguenze delle guerre religiose lasceranno strascichi per decenni.

Le persone vengono coinvolte nelle guerre civili dopo secoli di convivenza perché ipnotizzate dalla propaganda. Dopo aver fallito durante la guerra in Siria, e a causa della sempre peggiore situazione in Iraq, Hezbollah, l’Iran e il regime siriano hanno cercato di spargere sempre più il virus del settarismo tra i moderni stati del Golfo, che sono formati da componenti sociali di varia natura.

Daesh (ISIS) ha fatto lo stesso, indirizzando i suoi discorsi carichi d’odio verso gli sciiti, trascinando persone di scarsa cultura e di natura estremamente religiosa in scontri settari; così ecclesiastici, intellettuali e tantissimi altri sono caduti nel tranello e hanno iniziato ad accusare queste persone e ad essere a loro volta accusati di voler reinterpretare la storia e di cercare vendetta.

Le persone che incoscientemente prendono parte a queste guerre non comprendono di essere solo delle pedine che, senza rendersene conto, combattono contro i loro stessi interessi. Instillare il seme della discordia all’interno delle comunità attraverso parole cariche d’odio porterà alla lotta in strada, alla distruzione di intere nazioni e al rovesciamento dei governi. Cosa porta le persone a distruggere le proprie case e le proprie terre?

Malgrado le somiglianze tra le organizzazioni settarie e quelle anarchiche e di sinistra, i gruppi mossi dalla religione sono quelli più pericolosi. I dissapori politici tra governi possono risolversi in un giorno, mentre l’utilizzo della religione nei conflitti è causa di ferite profonde che si rimarginano con difficoltà. Ecco perché le comunità religiose colpite dalla guerra, come l’Iraq, continueranno a soffrire ancora a lungo.

Le guerre settarie richiedono consapevolezza da parte degli uomini di religione, i quali devono riuscire a comprendere che le forze esterne che muovono la guerra vogliono servirsi di loro per distruggere la nazione in cui vivono. E ciò non può essere tollerato.

Abdulrahman al-Rashed è ex caporedattore del quotidiano Asharq al-Awsat e ex direttore generale di Al-Arabiya.

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