Con altre parole I Blog di Arabpress Iran

“Il grande Iran” di Giuseppe Acconcia

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Giuseppe Acconcia
Dal blog Con altre parole di Beatrice Tauro

Il grande Iran”, il nuovo libro di Giuseppe Acconcia Edizioni Exorma, è stato presentato nei giorni scorsi al Salone dell’Editoria Sociale di Roma.

Si tratta di un’opera complessa, che spazia dal compendio storico alla testimonianza diretta del viaggiatore/studioso, in un fluire di informazioni che disegnano il quadro di un paese articolato, e di una società altrettanto complicata.

Il volume narra la storia dell’Iran a partire dal regno dei sovrani Qajar fino ai giorni nostri e all’attualissimo accordo sul nucleare siglato a Vienna nel luglio 2015. Una storia ricca di avvenimenti, dove non sono mancate sanguinose guerre, dure repressioni e naturalmente la famosa rivoluzione del 1979 che ha portato all’instaurazione della Repubblica Islamica. Una rivoluzione che ha avuto successo perché ha fatto appello ai poveri, realizzando quella rivolta sociale contro l’ingiustizia che ha davvero portato i poveri al potere, garantendo un vero ricambio della classe dirigente. In questo si ravvedono le profonde differenze delle fallite rivoluzioni delle cosiddette “primavere arabe” del 2011.

Il racconto storico si intreccia con lo spaccato sociale, con le ripercussioni che le vicende storiche e politiche hanno avuto sulla popolazione, influenzando la sfera dei diritti personali e sociali.

Non mancano le testimonianze personali dell’autore che ha vissuto in Iran per alcuni anni ed ha avuto modo di toccare con mano le situazioni che di volta in volta sono state generate dal potere costituito.

In sintesi un libro che ci permette di comprendere un po’ di più un paese affascinante quanto misterioso, un paese del quale in Occidente si conosce troppo poco pur tendendo a giudicarlo in maniera avventata e superficiale. Un paese che cattura, appassiona anche con tutte le sue contraddizioni, un paese che presenta ancora molti lati oscuri, dove “tutto è il contrario di tutto: la libertà è ipocrisia, la religione è politica, la carità è profitto”.

Abbiamo incontrato l’autore al Salone dell’Editoria Sociale e gli abbiamo rivolto alcune domande per meglio comprendere il suo lavoro e soprattutto il complesso Iran.

Può dirci come nasce questo lavoro, qual è la genesi di questo libro?

Questo libro raccoglie dieci anni di viaggi in Iran. La prima volta ci sono stato nel 2004, lavoravo presso l’ambasciata italiana e poi si sono susseguiti ritorni e periodi di vita vissuta che mi hanno permesso di studiare la società iraniana. Posso dire che questo libro è prevalentemente un racconto di viaggio ma anche di analisi sociale e politica del paese.

Nel corso dei suoi numerosi viaggi in Iran ha potuto avere cognizione dei cambiamenti socio-politici all’interno della società iraniana?

Certamente. Già nel 2009, con la cosiddetta “Onda verde”, movimento di protesta contro la rielezione di Ahmadinejad il paese si presentava profondamente diverso dal mio precedente viaggio. La società civile mostrava segni di consapevolezza nelle richieste rivolte ai candidati alle elezioni, richieste che erano tutte focalizzate al cambiamento, all’innovazione e al progresso sociale ed economico del paese. Il cambiamento veniva visto come la grande speranza del paese, la strada per uscire dall’impasse in cui il paese era sprofondato con la prima presidenza dell’ultraconservatore Ahmadinejad. Di fatto già nei primi anni 2000 l’Iran aveva vissuto un momento di profondi cambiamenti, quando sotto il potere di Khatami si nutrivano grandi speranze nonostante il freno che il potere sistematicamente frapponeva al cammino delle riforme. La società civile però non ha mai smesso di sperare nel cambiamento.

In questo panorama come si inserisce la situazione delle donne iraniane?

In Iran vige la legge, obbligatoria, che impone a tutte le donne, straniere comprese, di indossare il velo nei luoghi pubblici e all’aperto. Questo è di sicuro un grande limite, ma viene vissuto in maniera diversa dalle varie fasce di popolazione femminile. Per alcune donne il velo è simbolo della Rivoluzione e quindi viene accettato e ne viene incoraggiato l’uso. Secondo altre invece esso rappresenta una costrizione che limita la libertà femminile. In ogni caso le donne godono di molti diritti, sono molto presenti negli impieghi della pubblica amministrazione, così come sono molto numerose le studentesse delle scuole di ogni ordine e grado, compresa l’università. Vi sono poi molte donne attiviste che hanno pagato anche con la propria libertà personale la lotta per il miglioramento della condizione femminile e in generale per le libertà personali nel paese. Ricordiamo ad esempio l’avvocatessa Sotudeh, premio Sakharov per i diritti umani, condannata e arrestata per aver difeso le proteste del 2009.

Ci può spiegare come nasce il titolo di questo volume?

“Il Grande Iran” richiama la famosa retorica del presidente USA G. W. Bush il quale progettava la creazione di un “Grande Medio Oriente” nel quale implementare quel disegno di esportazione della democrazia tanto caro agli Stati Uniti. Di contro invece gli interessi iraniani risultano completamente diversi, e cioè legati al mantenimento di un controllo interno nel paese piuttosto che di esportazione del modello rivoluzionario nei paesi limitrofi.

In questo scenario come si inserisce il recente accordo sul nucleare?

Sicuramente l’Iran ha assunto un ruolo strategico nel panorama mondiale anche a seguito dell’accordo sul nucleare che però, lo dobbiamo ricordare, non ha ancora pienamente avuto applicazione, anzi lascia aperti ancora molti interrogativi, così come non ha ancora risolto il problema delle sanzioni contro l’Iran. Al momento possiamo dire che gli sviluppi dell’accordo sono legati a due eventi, e cioè le prossime elezioni in Iran ma soprattutto le imminenti elezioni presidenziali USA, dove l’eventuale vittoria dei Repubblicani potrebbe comportare una profonda revisione dell’accordo se non la sua totale rescissione.

Per concludere può dirci qual è al momento la situazione dei diritti umani in Iran?

Il tema dei diritti umani è certamente centrale nel dibattito interno e internazionale riguardo all’Iran. E’ un problema che non può essere negato, è il lato oscuro di questo paese. Sono note le incarcerazioni di giornalisti e attivisti anche per censure banali che determinano arresti sommari. Tutto questo nonostante la vittoria dei moderati di Rohani che non ha di fatto modificato le cose. Tuttavia il tema vero è che non si dovrebbe anteporre il tema dei diritti umani a quello della tenuta e della piena attuazione dell’accordo sul nucleare in quanto i due aspetti sono strettamente legati fra loro: se l’accordo sul nucleare viene pienamente attuato e l’Iran assume una posizione di rilievo nel panorama mondiale allora non si potrà più tacere, sia a livello interno che internazionale, sul tema dei diritti umani.