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Il nuovo governo in Tunisia sarà in grado di affrontare le questioni spinose?

L’opinione di Al-Quds. Al-Quds al-Arabi (09/08/2016). Traduzione e sintesi di Laura Cassata.

Dopo la caduta del governo di Habib Essid e l’incarico al ministro degli Affari Interni e leader di Nidaa al Tounes, Yusuf al-Shahid, di formare un nuovo governo, ci si chiede se il nuovo primo ministro sarà in grado di affrontare le questioni spinose che hanno rovesciato i sette governi che lo hanno preceduto.

Durante il suo discorso, Shahid ha individuato le più grandi sfide che dovranno essere affrontate: la lotta al terrorismo e alla corruzione e lo sviluppo del paese.

Il fenomeno del terrorismo ha delle radici complesse a livello globale e arabo, ma trova le sue cause anche in Tunisia, la quale ha ricevuto numerose pressioni politiche, finanziarie e mediatiche per evitare la radicalizzazione della rivoluzione, che potrebbe portare al ritorno di vecchi sistemi politici.

Inoltre, è noto che alcuni uomini d’affari tunisini, appartenenti al sistema politico precedente alla rivoluzione, sostengono ancora alcune tendenze politiche all’interno del governo. Essi, di contro, si aspettano di ricevere un sostegno, sebbene alcuni partiti considerino tale pratica incompatibile con la realizzazione della giustizia, valore in nome del quale i tunisini sono insorti.

Il problema della corruzione è connesso con il riciclaggio del denaro, l’evasione fiscale e il contrabbando, che costituisce un’economia sommersa parallela di enormi dimensioni.

Il governo tunisino, oggi, combatte contro questa economia parallela una guerra importantissima. Coloro che alimentano tale economia sono in grado, infatti, di finanziare una parte del processo politico (o meglio, sono capaci di corrompere i politici e i partiti), ma allo stesso tempo, sono in grado di finanziare il terrorismo e impedire qualsiasi progetto per lo sviluppo del paese. Questo dimostra come il contrabbando e il terrorismo siano due fenomeni che convivono e che traggono benefici l’uno dall’altro.

Il nuovo primo ministro designato ha detto che questa lotta richiede “sacrifici e sforzi straordinari”, ma anche “audacia, coraggio e soluzioni nuove”. Tutto ciò è vero, ma la possibilità di realizzazione dipende dall’applicazione di leggi trasparenti.

La giustizia, in Tunisia, non è incompatibile con il raggiungimento di una riconciliazione nazionale, anche con coloro i quali facevano parte del sistema corrotto. Ciò però non può essere ottenuto sulle spalle dei cittadini, ma deve avvenire attraverso il potere legislativo, esecutivo e giudiziario.

Allo stesso modo, i partiti devono trovare un accordo per affrontare le cause che producono la corruzione, mantenendo lo stato di diritto e favorendo l’innovazione, la creatività e la libera concorrenza, poiché tutto ciò rappresenta il vero motore per la lotta al terrorismo e per il vero sviluppo economico della Tunisia.

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