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Il governo libanese blocca siti pornografici

Di Loran Peterson. Your Middle East (23/09/14). Traduzione e sintesi di Giusi Forrisi.

Il ministero delle Telecomunicazioni libanese ha recentemente emanato un comunicato in cui annuncia il blocco di sei siti web pornografici.

Secondo The Daily Star Lebanon, il provvedimento sarebbe stato una risposta alle “famiglie” che lamentavano “l’impatto che questi siti hanno sul decoro sociale”.

La pagina facebook Stop Cultural Terrorism in Lebanon si è occupata della questione affermando: si può essere più o meno a favore della pornografia, ma lo Stato non ha il diritto di imporre blocchi senza consenso e senza un giusto processo.

Questa decisione improvvisa costituisce certamente un’opportunità per affrontare almeno alcune delle tante e complesse implicazioni inerenti all’argomento.

Traggo spunto da una barzelletta raccontatami da un mio amico tempo fa e che rappresenta una triste realtà: cosa urla una donna libanese quando sta avendo un orgasmo? “Per favore, non dirlo a nessuno!” La battuta è certamente offensiva, ma non per il tema trattato, quanto piuttosto perché ironizza su una terribile verità: quando si parla di moralità, il più delle volte non si discute dei mezzi attraverso cui alleviare la sofferenza dell’individuo; quello di cui si discute è invece come negoziare i termini di una vergogna istituzionalizzata.

In realtà, se si considera la controversia sulla tematica sessuale nella sfera pubblica in senso più ampio, si noterà che i punti di discussione principali non sono i diritti e la privacy: la paura dell’esposizione e il danno che da ciò può derivare non è dato da chi guarda cosa, ma piuttosto da ciò che la gente dirà.

Pertanto, nel contrastare il divieto imposto dal Ministero delle Telecomunicazioni è necessario porsi una domanda fondamentale: che cosa c’è realmente in gioco? Il senso di pudore della società o altro?

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