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Governo e artisti marocchini: vicini per l’arte o mossa politica?

Mawazine 2013di Siham Achtou (Alif Post 19/06/2013). Traduzione e sintesi di Claudia Avolio.

Di recente il governo islamico che guida il Paese ha avviato una serie di iniziative a favore degli artisti marocchini. La mossa ha incontrato l’approvazione di questi ultimi, ma alcuni hanno invece accusato il governo di sfruttare l’avvicinamento agli artisti per accaparrarsi voti in un momento delicato per il partito. I rapporti del partito Giustizia e Sviluppo con gli artisti in Marocco sembrano divenuti perlopiù amichevoli, mentre prima numerosi artisti temevano che gli islamisti avrebbero imposto una censura alle loro opere. Le recenti iniziative hanno perciò riportato le acque nel loro corso e gli artisti le hanno molto apprezzate. Il segretario generale del partito, Abdelilah Benkirane, ha incontrato alcuni di loro per ascoltarne i problemi e valutare la situazione dell’arte in Marocco – mossa senza precedenti per un partito marocchino al governo.

Le opinioni variano su questo cambiamento di rotta, ma si tende a esprimere un giudizio unanime sul fatto che venga data importanza maggiore agli artisti in Marocco. Questi ultimi si sono a lungo lamentati di venire marginalizzati dai politici, di cui hanno indicato la mancanza di strategie per l’avanzamento del settore artistico in Marocco. Il musicista marocchino Nouamane Lahlou, per esempio, ha apprezzato le nuove iniziative del governo: “Se non altro mostrano di non opporsi all’arte, e anzi la incoraggiano”. Qualche tempo prima Abdelilah Benkirane aveva espresso solidarietà nei confronti dell’attrice marocchina Latifa Ahrar, dopo che aveva subìto intimidazioni e minacce di morte per il vestito indossato a un evento pubblico. In più c’è il passo indietro rispetto alle critiche mosse al Festival Mawazine dal governo.

Da un lato c’è chi vede in ciò una transizione nel modo in cui il partito si occupa delle realtà artistiche e della questione delle libertà – terreno sul quale viene molto spesso criticato – che li starebbe portando da una ideologia religiosa a una visione politica più flessibile. Dall’altro c’è chi, come lo scrittore e giornalista marocchino Mokhtar Laghzioui, considera gli onori e gli incontri tenuti dal governo Benkirane come “di natura chiaramente politica”. Lo scrittore, di orientamento liberale, spiega: “L’omaggio a uno degli artisti è coinciso col Festival del Cinema di Tangeri, attaccato per il film che ricorda gli ebrei del Marocco, riaprendo la questione”. E aggiunge poi che il partito ha inviato “un messaggio in codice” agli organizzatori del festival Mawazine che ha creato polemiche. La mossa è stata assai criticata dal Harakat Al-Tawhid wa Al-Islah (Movimento di Unità e Riforma), quando il governo ha organizzato un incontro con gli artisti dominato dalle reprimende, accusandoli di dare peso agli artisti stranieri a scapito di quelli locali.

Questa conciliazione dei politici con l’arte, secondo Laghzioui, rende il rapporto dell’arte col governo “molto ambiguo, soprattutto perché il partito è nato dal grembo di un movimento islamista che rifiuta l’arte e nel peggiore dei casi la proibisce in modo inesorabile”. C’è chi crede che la mossa del governo sia un tentativo di ottenere più popolarità e attrarre voti. Laghziaoui condivide questo pensiero: “Credo rientri nel quadro del provare a ottenere i voti degli artisti marocchini e sfruttare la loro popolarità tra la gente per far arrivare i propri messaggi attraverso di loro”. E sulla stessa linea aggiunge: “Se le intenzioni sono sincere sul trovare soluzione ai problemi degli artisti, si sarebbero precipitati a migliorarne le condizioni sostenendoli piuttosto che lasciarli a chiedere l’elemosina e a sentirsi a disagio per l’umiliazione in cui versano”.

Sul fronte opposto restano artisti come Nouamane Lahlou, che esprime così il suo punto di vista: “Saranno pure contro l’arte di poveri propositi o i testi volgari, ma mai finora si sono schierati contro gli artisti”. Riguardo gli sforzi del governo per migliorare la condizione degli artisti dice ancora: “Il ministro per le Comunicazioni si è impegnato più volte a nostro servizio per risolvere questioni come il diritto d’autore – non ho mai visto un ministro occuparsi di cose simili in questo modo”.

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