Gli scambi commerciali tra i Paesi islamici sono deboli

Hespress (05/06/2012). Traduzione di Claudia Avolio

 

Alhassan Ahzain, direttore generale del Centro Islamico per lo Sviluppo del Commercio, con sede a Casablanca, ha di recente detto che la dimensione degli scambi commerciali tra i Paesi islamici resta a un livello insoddisfacente, considerando che settori come l’energia, l’agricoltura e l’industria avrebbero tutte le carte in regola per emergere, vista anche l’abbondanza che se ne trova nel mondo islamico.

 

L’occasione è stata quella del convegno sulla “diffusione degli accordi commerciali e regionali e i suoi effetti sul cammino dell’integrazione regionale nel mondo arabo”. Nel suo discorso Ahzain ha detto che, nonostante il riscontro positivo avuto a livello degli scambi commerciali tra i Paesi membri dell’Organizzazione di Cooperazione Islamica – cresciuti dal 10 percento nel 2010 al 18 percento alla fine del 2011 – lo standard di tali scambi resta debole. Per Ahzain questo è dovuto agli ostacoli che ne impediscono l’espansione.

 

Per fare fronte a questa debolezza – aggiunge Ahzain – molti dei Paesi della Cooperazione Islamica hanno concluso accordi bilaterali e regionali. Solo per citarne alcuni: l’Organizzazione per il libero scambio tra i Paesi arabi, l’Unione doganale per i Paesi membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo, gli accordi arabo-mediterranei per il libero scambio conosciuti come l’Accordo di Agadir, e l’Unione economica e monetaria dei Paesi dell’Africa Occidentale.

 

Tali accordi puntano a liberare il commercio e a ridurre le spese, doganali e non. Loro scopo fondamentale è quello di rimuovere gli ostacoli a un libero flusso di scambi commerciali tra i Paesi coinvolti negli accordi. Ahzain ha notato come il commercio intraregionale nel Maghreb non superi la quota del 3 percento, numero che sale al 5 percento riguardo il Consiglio di Cooperazione del Golfo, e arriva all’11 percento nella Greater Arab Free Trade Area (GAFTA). Tali risultati vengono attribuiti da Ahzain a molti fattori, tra i quali una base produttiva debole che non sempre soddisfa le richieste nella regione araba, e i legami coi Paesi industrializzati.

 

Il ministro dell’Industria, del Commercio e delle Nuove tecnolgie, Abdelkader Amara, dal canto suo ritiene che, oltre agli accordi bilaterali e regionali, cogliere le opportunità di accesso ai mercati sia la più grande sfida da affrontare. Per Amara, la filosofia del libero scambio s’incarna nello sviluppo del commercio, nel miglioramento delle condizioni di vita e nei maggiori guadagni, aumentando la produzione e attraendo nuovi investimenti. Per il ministro ‘libero scambio’ non significa ‘economia selvaggia’, ed in tal senso ha sottolineato il bisogno di lavorare a meccanismi ragionevoli in linea con le richieste delle convenzioni internazionali, in primis quelle stipulate dall’accordo della World Trade Organization.

 

Al ministro stesso, in collaborazione con il Centro Islamico per lo Sviluppo del Commercio, si deve l’organizzazione di queste giornate di convegno, avviate lunedì e giunte a conclusione oggi, 6 giugno 2012.

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