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Gli errori ricorrenti dei Fratelli Musulmani

Zoom 26 nov fratelli musulmaniDi Khali al-Anani. Ahram Online (16/11/2013). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

Dal colpo di stato del 3 luglio i Fratelli Musulmani non hanno cambiato modo di pensare o strategia su come affrontare la situazione seguita alla perdita di potere. Quattro mesi dopo la loro leadership appare paralizzata, incapace di adottare una visione realistica che gli consenta di guadagnarsi il sostegno di una fetta più ampia della società. Le manca immaginazione politica.

Dalla caduta di Morsi, i Fratelli Musulmani hanno commesso tre errori strategici, continuamente reiterati. Il primo errore è il fare affidamento solo sulle manifestazioni, senza che alla loro base ci sia una specifica visione, giocando a fare le vittime. Il risultato? Solo perdite umane. L’organizzazione crede che tale pressione aumenterà il peso sulle spalle del governo attuale rendendogli la vita difficile. È vero, ma il prezzo da pagare è troppo alto. Inoltre, c’è un settore della società che rifiuta queste dimostrazioni perché sostengono l’esercito o perché credono che esse creino solo problemi, ad esempio l’interruzione dei mezzi di sostentamento.

Il secondo errore è l’autoisolamento. Dal 3 luglio la Fratellanza non ha cercato visibilità al di fuori della propria base sociale. Nonostante il successo nello spostare il discorso dalla difesa di Morsi a quella della democrazia, i suoi slogan non sono credibili a causa del divario che la separa dalle forze rivoluzionarie alle quali sembra che la Fratellanza serva i propri interessi piuttosto che quelli della rivoluzione del 25 gennaio.

Il terzo errore è il voler inserire la religione nell’attuale gioco politico facendo credere che ci si batte per l’Islam e non per il potere per accrescere la propria popolarità tra le classi basse e medio-basse dopo aver perso l’appoggio di una fetta significante della classe medio-alta. Tuttavia è proprio perché la Fratellanza ha diviso la società in base a religione e ideologia che è stata rovesciata.

Dunque, la domanda chiave è: la Fratellanza può raggiungere un accordo con lo stato per fermare le manifestazioni in cambio della fine degli arresti? Non credo sia possibile, perché dopo i fatti di Rabaa al-Adawiya e al-Nahda i giovani della Fratellanza si opporranno. Il dilemma ora non riguarda i leader della Fratellanza, noti per il loro pragmatismo, ma i giovani che rifiutano di arrendersi fin quando non si indagherà sui crimini commessi contro i loro amici e le loro famiglie. Quindi le proteste sono l’unico mezzo per tutelare la coesione dell’organizzazione.

Sembra che oggi, più che in qualsiasi altro momento, la Fratellanza abbia un disperato bisogno di adottare una strategia coraggiosa per salvare se stessa, la sua gioventù e la sua organizzazione. Forse il primo passo di questa strategia potrebbe essere ammettere i propri errori prima che sia troppo tardi.

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