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Gli egiziani si fanno la domanda sbagliata

Di Tariq Alhomayed. Asharq al-Awsat (30-05-2012)

Traduzione di Angela Ilaria Antoniello.

Gli egiziani si chiedono chi votare al ballottaggio per le presidenziali, il candidato dei Fratelli Musulmani Mohamed Mursi o Ahmad Shafiq, la cui elezione potrebbe significare un ritorno al regime di Mubarak. Questa domanda è intrinsecamente sbagliata, sarebbe più appropriato chiedersi se si vuole uno stato teocratico o uno stato laico.

In uno stato laico c’è l’alternanza del potere, colui che governa lo fa in nome del popolo, nel rispetto delle leggi e risponde delle sue azioni. Inoltre, ha il compito di provvedere alla sicurezza, alla stabilità e al benessere del popolo. Al contrario, in uno stato teocratico chi governa lo fa in nome di Dio e il popolo deve ascoltare ed obbedire, badando a ciò che è lecito e a ciò che è illecito. In questo scenario, dunque, i nomi dei candidati non sono importanti, ciò che conta è l’approccio politico che il popolo vuole per il loro nuovo stato post-rivoluzionario.

Se gli egiziani non sono soddisfatti della scelta elettorale a loro disposizione, allora devono riconoscere che se si trovano in questa situazione è anche colpa loro. Dovrebbero riflettere sui motivi per cui il regime di Mubarak era inaccettabile. Per l’eredità lasciata, per la corruzione e o per la mancanza di alternanza del potere negli ultimi 30 anni?

Questa è una domanda importante a cui rispondere, perché se sono questi gli elementi che gli egiziani non sopportavano del vecchio regime, allora dovrebbero optare per uno stato laico anche se la strada da percorrere è ancora lunga, tanto più che Shafiq non potrà essere un altro Mubarak; come Sadat non ha avuto gli stessi poteri di Nasser e Mubarak non ha avuto il potere di Sadat, così Shafiq non sarà capace di fare quello che ha fatto Mubarak. D’altro canto votare adesso per uno stato laico darebbe agli egiziani altri 4 annni per organizzare le loro fila e per fare emergere delle figure leader, cosa che non potrebbe avvenire in uno stato che si fonda sulla religione.

Allo stesso tempo gli egiziani dovrebbero considerare che i Fratelli Musulmani non sono riusciti a proporre un candidato noto all’elettorato, infatti la designazione di Mursi è stata dettata dalla necessità di sopperire alla inammissibilità della candidatura di al-Shatar. La scelta è quindi ricaduta sul candidato proposto dalla Guida Generale, meccanismo che potrebbe diventare la prassi. Si pensi, ad esempio, alle linee di governo iraniane, ad Hamas, dove è stato democraticamente eletto Ismail Haniyeh però a detenere realmente il potere è Khalid Mishal, o all’Iraq, paese in cui le elezioni possono anche avere luogo ma la decisione finale spetta comunque ad al-Sistani.

About the author

Zouhir Louassini

Zouhir Louassini. Giornalista Rai e editorialista L'Osservatore Romano. Dottore di ricerca in Studi Semitici (Università di Granada, Spagna). Visiting professor in varie università italiane e straniere. Ha collaborato con diversi quotidiani arabi tra cui al-Hayat, Lakome e al-Alam. Ha pubblicato vari articoli sul mondo arabo in giornali e riviste spagnole (El Pais, Ideas-Afkar). Ha pubblicato Qatl al-Arabi (Uccidere l’arabo) e Fi Ahdhan Condoleezza wa bidun khassaer fi al Arwah ("En brazos de Condoleezza pero sin bajas"), entrambi scritti in arabo e tradotti in spagnolo.

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