I giovani arabi si aspettano la caduta di Daesh, affascinati invece dal modello emiratino

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Di Abdul Rahim al-Sharqawi. Hespress (19/10/2016). Traduzione e sintesi di Irene Capiferri.

Secondo i risultati di un sondaggio, la stragrande maggioranza dei giovani arabi ripudia Daesh (ISIS) e non lo ritiene capace di costruire uno Stato islamico. Dall’ottavo sondaggio annuale dal titolo “Nei cuori e nelle menti dei giovani arabi”, basato su 3.500 interviste di ragazzi e ragazze di diversi paesi arabi, emerge che i giovani arabi ritengono l’organizzazione di Daesh la più grande difficoltà in Medio Oriente, con oltre quattro su cinque giovani che hanno espresso preoccupazione per tale fenomeno.

Per quanto riguarda i motivi per cui molti aderiscono al cosiddetto “Stato islamico”, essi adducono come prima ragione la mancanza di posti di lavoro, che spinge i giovani ad avvicinarsi a Daesh; altre motivazioni menzionate sono la convinzione tra le reclute che la loro interpretazione dell’Islam sia corretta, così come la corruzione dei governi arabi e l’emergere del secolarismo occidentale nei valori dei governi della regione. Anche le tensioni religiose regionali, in particolare quelle tra sunniti e sciiti, possono essere incluse: il 52% dei giovani arabi crede che la religione giochi un ruolo più importante di quello che dovrebbe in Medio Oriente, su questo concordano il 61% dei giovani nei paesi del Consiglio di cCooperazione del Golfo (CCG), mentre nei paesi del Nord Africa l’idea è sposata solo dal 47%.

Per il quinto anno consecutivo, una percentuale significativa di intervistati considera l’Arabia Saudita il principale alleato per il proprio paese nella regione; in particolare per i giovani dei paesi del CCG tale percentuale raggiunge il 93%, seguita da giovani dei paesi del Nord Africa al 75%.

Le opinioni variano sul conflitto siriano e sul fatto che sia una guerra per procura o una guerra civile tra siriani: il 74% di giovani yemeniti lo considerano una guerra per procura, mentre il 79% dei giordani lo ritengono una rivoluzione, ma il 47% dei giovani in Libia lo considera una guerra civile. Nel complesso, il 39% di tutti i giovani intervistati concorda sul fatto che in Siria sia in corso una guerra per procura svolta da potenze regionali e internazionali.

Infine sullo stato del mondo arabo dopo le “primavere”, i giovani egiziani (per il 61%) sono gli unici a credere che esso sia migliorato; i giovani tunisini ritengono che l’effetto sia stato opposto e lo stesso i giovani in Libia e Yemen. Il 67% dei giovani in generale ritiene che i leader arabi dovrebbero compiere maggiori sforzi per promuovere le libertà personali e i diritti umani.

L’indagine ha rilevato anche che gli Emirati Arabi Uniti costituiscono un modello in quanto paesi stabili economicamente e meta ambita per vivere o per creare un business; mentre l’80% dei giovani dei paesi membri dell’OPEC ha espresso preoccupazione per il calo dei prezzi del petrolio. L’indagine ha rilevato che il 32% dei giovani arabi segue la cronaca quotidiana tramite fonti digitali, anche se il 63% ritiene che la televisione rimanga la più affidabile e principale fonte di notizie.

Abdul Rahim al-Sharqawi è un giornalista marocchino e scrive per Hespress.

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