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Ginevra 3: un’occasione per l’opposizione siriana di migliorare la sua politica

ginevra 3 siria
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Di George Samaan. Al-Hayat (01/02/2016). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

Bisogna adottare nuovi approcci e nuove strategie al fine di evitare l’emergere di vecchi ostacoli. Importante allora per la Coalizione Nazionale rafforzare la sua unità e attribuirsi maggiori poteri.

L’opposizione siriana non aveva altra scelta se non quella di recarsi a Ginevra e di affrontare la comunità internazionale nel mezzo dell’allarme terroristico. La guerra allo “Stato Islamico” si diffonde tanto in Iraq che in Siria e interessa più della metà delle potenze mondiali. Di contro, Daesh (ISIS) non cessa di ampliare il suo raggio d’azione, raggiungendo diversi villaggi. Tuttavia,

George Samaan
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alla base della sua sopravvivenza, e di quella di altri simili organismi, non vi sono solo la mancanza di una strategia condivisa che miri al suo annientamento o la carenza di un’unica visione circa il suo arresto. Esistono altri fattori e condizioni da prender in esame. Da qui, l’insistenza da parte delle potenze mondiali – oltre all’accordo russo-americano – della necessità di trovare presto una soluzione politica. Il mondo è ormai stanco della guerra e delle sue conseguenze che hanno iniziato a mutare il volto dell’Europa, a far alzare la voce di fanatici di destra e ad abbattere statuti in vigore da tempo. A questo si aggiungono oneri economici e le sfide delle ondate migratorie e dell’afflusso di rifugiati.

È impossibile allora che il mondo permetta alla crisi di continuare nel suo intento. Ecco perché l’opposizione siriana non ha potuto non accogliere l’invito a Ginevra, per timore di essere additata come quella fazione contraria a una soluzione politica. La stessa è però consapevole di trovarsi nel mezzo di due pressioni. La prima da parte dell’amministrazione americana, che non ha fatto granché nel corso di questi cinque anni, cioè dall’inizio della crisi. Infatti, il presidente Barack Obama ha lasciato che la soluzione al conflitto gravasse unicamente sulle spalle delle forze regionali, senza possibilità di negoziare con l’avversario Putin o lasciarsi coinvolgere nella guerra contro il terrorismo in Siria e Iraq. Ne consegue la rabbia dei sui alleati tradizionali nella regione per la sua politica accomodante nei confronti di Russia e Iran, che appaiono come gli unici beneficiari.

Dall’altra parte, l’opposizione si trova a dover fare i conti con la guida popolare e le fazioni militari che per la prima volta si sono accordate su uno stesso schieramento politico alla Conferenza di Riyad. Questi danno priorità alla questione umanitaria, senza la cui risoluzione la negoziazione non avrà alcun senso. Si insiste sulla necessità di metter fine agli attacchi sui civili, all’assedio e alla politica della fame, e si richiede il rilascio dei prigionieri, in particolare di donne e bambini – compito che spetta al Consiglio di Sicurezza. Qualora non vengano prese delle misure efficaci in campo umanitario, non venga raggiunto un accordo, o non si giunga all’unanimità sulla formazione del governo o di un organo di governo e sul ruolo del presidente Bashar al-Assad, la conferenza potrà ritenersi un clamoroso fallimento, sulla scia delle due che l’hanno preceduta.

Ad ogni modo l’opposizione non si aspetta molto da Ginevra, finché il regime continuerà ad insistere su una soluzione militare. Quest’ultimo si è fatto forza con la penetrazione russa e riprende così l’iniziativa dettando il suo punto di vista. L’opposizione ha l’obbligo di ascoltare i suoi sostenitori internazionali e di premere sul loro coinvolgimento. Indipendentemente dal fatto che l’opposizione riesca a raggiungere il suo intento o no, gli sforzi per una soluzione non si fermeranno in caso di fallimento a Ginevra, un fallimento tra l’altro già annunciato proprio perché gli elementi di soluzione non sono ancora maturi.

Anche se l’immagine della nuova Siria non risulterà conforme ai dettami della comunità internazionale, di sicuro sarà una Siria diversa dal passato e non si ritornerà a prima della crisi. E con lei, anche il destino dell’Iraq o del Libano subiranno mutamenti.

Bisogna adottare nuovi approcci e nuove strategie al fine di evitare l’emergere di vecchi ostacoli. Importante allora per la Coalizione Nazionale rafforzare la sua unità e attribuirsi maggiori poteri. Non basta più contare sul sostegno finanziario e militare, ma insistere su nuovi alleati esterni per frenare le mire espansionistiche russe e contenere il disappunto sulla politica statunitense, in modo da bilanciare gli equilibri di potere.

George Samaan è un giornalista e scrittore libanese, attualmente caporedattore presso la Lebanese Broadcasting Corporation.

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Roberta Papaleo

1 Comment

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  • “insistere su nuovi alleati esterni …”

    In effetti, non c’è altro da fare, vista la natura dei vecchi alleati.
    Babbo Natale, per esempio, sarebbe l’ideale. Occorre insistere.