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Gesù e Muhammad “festeggiano il natale” insieme

Natale arabo

Di Nader Allouche. Al Huffington Post Maghreb (23/12/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Il Natale e la nascita del profeta Muhammad quest’anno cadono nello stesso giorno. Mentre in Algeria il sincretismo locale ha fatto sì che si festeggi il Natale – chiamato al-Mawoud Ayssa – molti si sentono smarriti e si chiedono come poter festeggiare questi due venti lo stesso giorno. In effetti si tratta di un dilemma originale, che in Occidente non viene compreso, sfortunatamente.

In Francia, in Canada, in Libano, in Egitto, cristiani e musulmani potranno ritrovarsi riuniti in questa giornata eccezionale in cui tutti saranno in festa. Dopo un anno così difficile, ci starebbe proprio bene. Tutto il pianeta è scosso da eventi tragici e senza precedenti: Tunisi, Parigi, Beirut e i Paesi del Golfo, hanno tutti subito degli attentati letali.

Questa giornata di festa condivisa ci permetterà di comunicare. Va a questo proposito notato che in Egitto, mentre gli anni precedenti veniva considerato haram che le televisioni augurassero delle felici feste natalizie, quest’anno i professori dell’Università di Al-Azhar hanno deciso di fare a tutti gli auguri sia per la nascita del Profeta che per il Natale.

Nel resto del mondo arabo e tra i musulmani d’Europa, sembra che la famosa controversia haram/halal sull’augurare un buon Natale sia meno accesa rispetto agli anni precedenti. Questo è molto importante: nonostante il moltiplicarsi degli attentati di matrice islamista, si può di fatto osservare un certo distacco dall’influenza della retorica estremista sui musulmani dei Paesi arabi, che si fa sentire anche tra i musulmani d’Europa.

È già possibile osservare questa tendenza positiva nelle società civili di Algeria e Marocco, che tengono testa in modo solido all’assedio islamista, cosa che avrebbero dovuto fare da tempo. In Tunisia, gli estremisti, che hanno perso le elezioni, hanno ripiegato sulla carta della violenza terrorista, senza però riuscire a cambiare il volto della società civile tunisina, assai radicata nel suo retaggio mediterraneo. In Egitto, nel cuore del mondo arabo, il lavoro di Al-Azhar ha portato i suoi frutti, procedendo a un lavoro di contro-propaganda e di argomentazione esegetica di alto livello che è riuscito a convincere la maggior parte degli egiziani di ciò che l’istituzione definisce “l’islam della giusta via di mezzo”.

Del resto, anche il lavoro di enti come l’Organizzazione Islamica per l’Istruzione, le Scienze e la Cultura (ISESCO) sembra aver dato i suoi frutti: ad esempio, l’ISESCO ha organizzato laboratori di alfabetizzazione e di formazione professionale destinati alle donne in alcuni Paesi del Sahel, tra cui il Mali. L’organizzazione ha anche promosso e finanziato delle conferenza sull’islam e la donna, tema assai caldo e al centro del pensiero estremista.

In questo senso, sta alla comunità internazionale rafforzare le istituzioni come l’ISESCO e Al-Azhar, che sono in grado di offrire al mondo gli strumenti per l’armonia civile nelle società pluri-confessionali del nostro Mediterraneo. Allo stesso tempo, è inquietante constatare che i contatti con queste istituzioni in Paesi come la Francia, il Canada, il Belgio o il Regno Unito, piagati dall’islamismo, siano ridicoli e invece potrebbero aiutarci in modo concreto. La tendenza generale, stupefacente, nel mondo arabo ne è la prova, ma sono ancora molte e grandi le sfida da affrontare.

Nader Allouche è un giornalista indipendente franco-libanese.

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