L’accordo di normalizzazione dei rapporti tra Israele e EAU sarebbe, secondo il Ministro degli Esteri emiratense, un passo necessario per superare le tragedie del passato arabo
di Omar Hilmi Al Ghoul, Al Hayat Al Jadida, (23/08/2020). Traduzione e sintesi di Laura Cecchin
Schierata in difesa dell’accordo di normalizzazione, la cerchia di Mohammed bin Zayed, governatore de facto dell’Emirato di Abu Dhabi, tenta di abbellire l’annuncio della triade America, Israele ed Emirati. È in questa cornice che, il 18 agosto scorso [N.d.R.], il ministro degli Affari Esteri emiratense, Anwar Gargash, ha intonato il suo canto su Facebook: «Il passo compiuto dagli Emirati ha smosso le acque marce in cui stagnavano. Un doveroso cambio di scena per superare amari termini legati al nostro passato arabo, quali “Nakba”, “Naksa” e“guerre civili”». Continua così l’agitatore di acque marce: «Da qui, in un contesto di numerose iniziative di pace, questo accordo comporterà un cambio di strategia positivo per tutti gli arabi». Andiamo allora a fare qualche domanda a Gargash sulle sue affermazioni irrealistiche e incompatibili con la realtà e gli interessi dei palestinesi e degli arabi.
È vero, l’accordo ha smosso acque marce: quelle della palude del complotto contro il popolo palestinese, l’Iniziativa di pace araba e le decisioni delle nazioni arabe e islamiche. È stato un passo folle verso l’ignoto, lontano dai pilastri della scienza e dell’arte della politica. L’avventura di un dilettante, che ignora del tutto la portata di tale mossa e non fa altro che sottomettersi al volere della destra sionista radicale e della destra evangelica americana estremista, nazionalista e confessionalista. Ha rotto tutte le uova nel paniere sionista-americano a spese degli arabi in generale e dei palestinesi in particolare, ribaltando gli equilibri e i pilastri della politica araba ufficiale. Ha tradito la patria e il popolo e si è a suo modo sottomesso a un gruppo di governetti, che acconsentono a svendere la questione palestinese all’asta degli schiavi.
Vorrei poi far notare al Ministro che i termini “Nakba” e “Naksa” dureranno fin tanto che Israele resterà in piedi e continuerà a seminare le sue fortezze coloniali nella terra arabo-palestinese e a commettereviolenze e gravi crimini24 ore su 24, mediante la giudaizzazione e la confisca, la pubblicazione dei nuovi appalti per la costruzione degli insediamenti e il consolidamento del vile processo di annessione sulla base dell’accordo di Trump e del piano sionista in Terra di Palestina. La mossa traditrice di Mohammed bin Zayed, quindi, non ha fatto altro che aggravare e cementare le tragedie della Nakba e della Naksa.Non mi spiego come un uomo che sta a capo del Ministero degli Affari Esteri possa non conoscere l’ABC della scienza politica. Come cambieranno i concetti di “Nakba” e “Naksa”? Con la liberazione della Palestina, del Golan siriano e dei resti territoriali libanesi, o piuttosto con la consacrazione della colonizzazione e la presenza intramontabile dello stato sionista? E secondo quali criteri cambierebbero tali concetti?
Di quali iniziative di pace parli, poi, signor Gargash? È vero o no che l’Iniziativa di pace araba sta sul tavolo dal 2002? Perché gli arabi avrebbero bisogno di una nuova iniziativa? Poniamo pure che a voi dell’alleanza USA-Israele-Emirati non piaccia quella su cui, due anni fa, hanno tanto insistito il Ministro degli Esteri saudita e l’Emiro Turki bin Faysal. Non ci sono forse decine e centinaia di risoluzioni delle Nazioni Unite che parlano di pace? L’ultima è stata la numero 2334 del Consiglio di Sicurezza del 23 dicembre 2016 e, prima, ce n’erano già state ben 85. Quindi a quali iniziative di pace ti riferisci? E tu e il tuo capo che cosa farete quando gli equilibri della politica in America saranno stravolti in seguito alle prossime elezioni? Che cosa farete in una situazione di cambiamento generale? Su che cosa scommetterete per continuare a commerciare i vostri beni corrotti e malsani? Dove sarebbe, poi, il cambio di strategia positivo, obiettivo della vostra mossa traditrice?
È ancora troppo presto, signor Gargash. Lo Sheikh Mohammed bin Zayed potrebbe accogliere l’eredità di sua Eccellenza il Dimenticato, lo Sheikh Zayed bin Sultan Al Nahyan, ritirando il suo annuncio privo di valore e respinto dagli Emirati stessi, dai Paesi arabi, dall’Islam, dal mondo della cultura e, soprattutto, dalla Palestina. Non andrà avanti. Il suo cammino è come quello percorso dall’accordo della vergogna e dal fallimentare piano di annessione.