Di Ali Boukhlef. El Watan (08/01/2015). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.
In copertina una vignetta di Ruben L. Oppenheimer
“Non bisogna confondere islam e islamofobia”. Questa frase, pronunciata dal presidente turco Erdogan mentre condannava l’attentato alla sede di Charlie Hebdo, risuona ormai tra tutti i musulmani di Francia e d’Occidente. Come per gli attacchi al World Trade Center nel settembre 2011, gli sguardi sono ora di nuovo rivolti alla comunità musulmana di Francia e dei principali Paesi occidentali. In questi casi, in cui il crimine è commesso in nome dell’islam, la stragrande maggioranza dei cittadini di fede musulmana residenti in Francia si aspettano rappresaglie e atti di razzismo.
A parecchi anni dalla pubblicazione nel 2005 delle caricature danesi sul profeta Muhammad, l’attentato di Parigi di questo 7 gennaio 2015 lascerà sicuramente delle tracce. Soprattutto se si considera che avviene in seguito ad accesi dibattiti sull’islam in Francia e in Europa. Questi dibattiti, scatenati da polemisti come Eric Zemmour e Michel Houellebecq, degenerano spesso in stigmatizzazioni.
E i promotori di queste idee, che difendono specialmente un’Europa epurata dai musulmani, nutrono sia uno sentimento di odio negli europei, sia uno spirito di vendetta in alcuni musulmani che cadono nell’estremismo e, a volte, nel terrorismo. Questa islamofobia si è talmente diffusa che dei cittadini sono usciti in strada, in Germania, per richiedere una “caccia ai musulmani” in Europa. Altro gesto ampiamente condannato dalla classe politica e da altri tedeschi che si definiscono parte di un Paese aperto e tollerante.
Ma più che i dibattiti televisivi e giornalistici, questo sentimento anti-musulmano viene soprattutto diffuso dai partiti europei di estrema destra, che spesso attaccano le politiche d’immigrazione tanto lodate dagli Stati membri dell’Unione Europea.
In altri Paesi, come nel caso della Svizzera, la controversia è spinta fino all’organizzazione di un referendum per decidere sulla costruzione di minareti in alcune città elvetiche. Le persone consultate hanno per la maggior parte rifiutato questa ipotesi e rifiutano, quindi, la costruzione di edifici che si distinguono come appartenenti alla religione islamica.
Il sentimento anti-musulmano rischia di diventare ancora più forte dopo i commenti, pubblicati sui social network, che appoggiano l’attentato contro il Charlie Hebdo.
Ali Boukhlef è un giornalista algerino di El Watan.
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