The National.ae (29/04/2012). Il caso della undicenne di Abu Dhabi, Lujain Hussein, che si è ritrovata con una emorragia cerebrale dopo un litigio a scuola, ha fatto riaffiorare la questione della violenza tra giovanissimi. Da uno studio condotto dall’Organizzazione mondiale per la Sanità nel 2010, è emerso che negli Emirati Arabi quasi 1 alunno su 2, di età compresa tra i 13 e i 15 anni, è rimasto coinvolto in uno scontro fisico con un altro alunno l’anno precedente. Più del 22 percento degli intervistati ha detto di essere stato vittima di bullismo nel mese passato.
“Ragazzini che si picchiavano in testa, lanciandosi oggetti e sassi, usando strumenti appuntiti”: questo è lo scenario di una scuola di Abu Dhabi dipinto dalle parole di Adeleya Bennett, insegnante che ora si è trasferita a Dubai. Per Mariam al-Matroushi, a capo del programma medico scolastico gestito dal ministero della Salute, “non si può isolare l’ambiente scolastico dalla comunità intesa in senso più ampio”. Descrive inoltre il ruolo degli insegnanti come cruciale: “Le scuole ora sono più controllate, l’ambiente dovrebbe ottimizzare la visibilità degli studenti, in modo che gli insegnanti riescano a gestire le situazioni più facilmente. Devono rendersi bene conto di ogni circostanza, e dare maggiori regole che scoraggino ogni forma di bullismo”.
Anche nel caso di Lujain Hussein si è trattato di bullismo. Il fratello racconta di aver notato segni e graffi sulla sorella già dall’inizio dell’anno scolastico: “Le chiedevamo come se li era procurati, ma non ce lo diceva. Mai avremmo pensato che avesse a che fare con dei bulli a scuola. Chiedevamo agli insegnanti, e ci rispondevano sempre che era caduta o aveva sbattuto da qualche parte”. Al momento l’undicenne si trova all’ospedale Sheikh Khalifa, in coma farmacologico, dopo essere stata picchiata a scuola da un gruppo di ragazzini più piccoli il 19 aprile scorso.