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Emirati Arabi Uniti: Iqra’a, imparare l’arabo… divertendosi!

classi di arabo per ragazziThe National (26/05/2013). Iqra’a è un centro dedicato all’insegnamento della lingua araba che spera di ravvivare l’amore per questa materia tra i ragazzi emiratini. Avviato due mesi fa, il centro ha già registrato circa 40 ragazzi e punta ad invertire la tendenza dell’arabo in netto declino tra le giovani generazioni. “Negli Emirati in questi anni ci si è allontanati dalla lingua araba, e ora il risultato è che le nuove generazioni padroneggiano la lingua madre in modo assai scarso,” ha detto la proprietaria del centro, Yusra al-Hashimi. Le capacità linguistiche della sua generazione erano allora più forti, rivela oggi al-Hashimi, in parte perché l’istruzione in istituti privati non era così diffusa come ora. Nelle scuole private, infatti, sembra che lo studio della lingua araba sia un po’ trascurato, l’inglese la fa da padrone. I ragazzi del centro Iqra’a, di un’età compresa tra i 7 ed i 14 anni, frequentano le scuole private e non si trovano molto a loro agio con l’arabo, non provano piacere ad impararlo.

Il centro offre corsi di 10 ore per i ragazzi e dei corsi pensati apposta per gli stranieri. “Vogliamo insegnare la lingua araba in modo divertente ed interessante,” dice Yusra al-Hashimi, “Dovrebbe esserci una connessione con la vita che questi ragazzi affrontano tutti i giorni”. Ci spiega poi come i genitori abbiano capito che la lingua è legata all’identità e alla religione, e che se i loro figli non imparano a leggere l’arabo, non riusciranno a relazionarsi nella società in cui vivono. La madre di due ragazze iscritte al centro Iqra’a, Umm Abdullah, lamenta il fatto che parlare in arabo a casa sua non si è rivelato efficace perché “tutto ciò che abbiamo intorno è in inglese”. Umm Abdullah conferma che “i ragazzi non amano le lezioni di arabo che ricevono a scuola, ma al centro è diverso: qui gli piace davvero tanto”.

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Claudia Avolio

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  • I beduini, abitanti delle steppe arabe, erano invece dediti al piccolo e grande nomadismo a causa del loro speciale modo di produzione che si legava strettamente all’allevamento di ovini e del dromedario (arabo jamal, collettivo ibil) e assaltando altri gruppi nomadi o le carovane dei mercanti. Erano politeisti e il santuario della Mecca era forse il più importante centro di incontro sia religioso sia commerciale, quanto meno nella regione del Hijāz .