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Egitto e Sudan: quale futuro per i due Paesi?

diga tra etiopia, Sudan ed Egitto
La crescente tensione tra Egitto e Sudan e l’avvicinamento di quest’ultimo all’Etiopia circa la Grande Diga della Rinascita dimostrano un indebolimento della politica estera egiziana

Di Badr Shafa’i. Al-Araby al-Jadeed (08/01/2018). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

Il recente richiamo da parte del Sudan del suo ambasciatore in Egitto ha sollevato diversi interrogativi innanzitutto circa le ragioni di questa mossa e la tempistica, ma anche per la reazione egiziana al riguardo e la crescente tensione tra i due Paesi della valle del Nilo, aggravatasi dopo il colpo di stato in Egitto nel luglio 2013.

Sembra che la decisione sudanese sia giunta in seguito ad un articolo apparso sulla stampa etiope indipendente – e quindi non secondo fonti ufficiali – in cui si discuteva della richiesta dell’Egitto presentata ad Addis Abeba durante l’ultima visita del ministro degli Esteri Sameh Shoukry circa la natura bilaterale dei colloqui sulla Grande Diga della Rinascita sotto la supervisione della banca mondiale. Malgrado fonti sudanesi abbiano affermato di possedere in realtà delle informazioni più concrete, attestate dai servizi segreti, emergono comunque alcune considerazioni. Primo, essersi affidati a fonti mediatiche comporta un grosso rischio che va a compromettere i legami tra qualsiasi Paese. Secondo, la fonte stessa richiede una certa cautela se teniamo conto del tentativo da parte dell’Etiopia di spingere ad uno scontro tra Egitto e Sudan e di giocare sulle relazioni tra i due Paesi a proprio vantaggio. Terzo, sarebbe stato opportuno convocare l’ambasciatore egiziano a Khartoum per ulteriori spiegazioni in quanto, secondo l’Accordo dei Principi firmato dalle tre parti a Khartoum nel marzo 2015, l’Egitto non può avanzare direttamente verso l’Etiopia in merito alla questione della diga della Rinascita.

Altri dubbi sono ermesi anche riguardo ai tempi scelti dal Sudan per comunicare la sua decisione. Era davvero opportuno richiamare l’ambasciatore ora o sarebbe stato più consono farlo lo scorso maggio, quando il premier sudanese aveva dalla sua delle prove che attestavano il sostegno dell’Egitto ai ribelli del Darfur? Khartoum non ha rilasciato alcuna giustificazione ufficiale. Probabilmente il regime sudanese con la sua decisione ha voluto inviare dei messaggi tanto all’opinione pubblica interna quanto all’Egitto, all’Arabia Saudita e Stati Uniti; alcuni giorni prima ha infatti invitato i russi a stabilire una base militare nel Paese sul Mar Rosso. L’Egitto, dal canto suo, non ha mostrato alcuna riluttanza, consapevole che il richiamo dell’ambasciatore non indica l’interruzione dei legami tra i due Paesi. Il presidente El-Sisi inoltre sembra non voler aprire un secondo fronte con il Sudan alla luce della crisi circa la diga della Rinascita e del fallimento dei negoziati tecnici al riguardo.

Bisogna comunque chiarire due punti. Il primo: la crisi tra Il Cairo e Khartoum si è inasprita in seguito alla sottomissione egiziana alle richieste dell’Etiopia, in particolare in merito alla necessità che il comitato tecnico fosse nazionale e non internazionale. Il secondo punto si riferisce a quel che sarà dopo. L’Egitto ha bisogno del Sudan in questa fase critica sia per quel che riguarda la diga della Rinascita ma anche perché il Sudan rappresenta il fronte meridionale dell’Egitto. Tuttavia, la continua indifferenza alle richieste di Khartoum potrebbe spingere quest’ultima nelle braccia dell’Etiopia o a prendere delle misure punitive contro l’Egitto, come il divieto di importazione di alcune merci e verdure, o il rifiuto del visto agli egiziani.

Sappiamo che i legami internazionali si basano sull’idea di vantaggi e guadagni reciproci e non su un’equazione di tipo zero. L’Egitto, nei secoli scorsi, ha scelto la seconda opzione con l’Etiopia e abbiamo visto quali sono state le conseguenze. Si teme che lo stesso possa ripetersi con il Sudan e che l’Egitto possa perdere anche qui nonostante i legami e gli interessi vitali di vecchia data tra le due parti.

Badr Shafa’i è uno scrittore e ricercatore egiziano. Ha conseguito il dottorato in Scienze Politiche presso la Cairo University.

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