Di Ahmed Abdulmotteleb. Asharq al-Awsat (12/11/2016). Traduzione e sintesi a cura di Raffaele Massara.
Venerdì 11 novembre, numerose piazze e strade egiziane, in particolare della capitale Il Cairo, sono state presidiate dalle forze di sicurezza, per prevenire assembramenti e manifestazioni già annunciati via Facebook, come protesta contro l’aumento dei prezzi di benzina e beni di prima necessità, in seguito alla svalutazione della moneta locale. Ma nella stessa Piazza Tahrir non c’erano altro che blindati della polizia ed agenti armati di tutto punto, nessun manifestante; il governo aveva infatti chiuso tutte le vie d’accesso.
Va detto che i movimenti d’opposizione non hanno risposto alla chiamata di piazza lanciata su internet, le vie del Cairo quindi erano particolarmente deserte, per essere venerdì e quindi giorno festivo. Le autorità non hanno voluto rischiare comunque, memori delle grandi manifestazioni di piazza degli ultimi anni, che hanno rovesciato Mubarak prima e Morsi dopo, in quel caso col sostegno dell’attuale presidente Abdel Fattah El Sisi.
Dall’altra parte, in rete, è stato un fioccare di commenti e foto ironiche: da chi scherzava implorando solidarietà verso i poliziotti morti di noia a chi cita famosi film, per finire con battute che più di tutte nascondono una certa amarezza: “Novanta milioni di egiziani seduti davanti alla tv pretendono di vedervi novanta milioni di essi in piazza a manifestare!” oppure “Grande tumulto di fronte alle moschee, i fruttivendoli gridano a squarciagola per vendere la loro roba!” (le moschee sono da sempre il punto di partenza per grandi manifestazioni di piazza). C’è stato anche chi ha pubblicato, sul proprio profilo Twitter, Instagram o Facebook, foto di sé stesso in giro per le strade quasi del tutto deserte, immortalando questo momento più unico che raro al Cairo.
Nelle ultime settimane, il presidente El Sisi ha invitato i suoi cittadini ad evitare i manifestanti facinorosi, precisando che il governo non avrebbe fatto alcun passo indietro sulle ultime riforme economiche, manifestazioni o no. Fonti certe riferiscono che le forze di polizia presidiano tutte le entrate del Cairo, Giza e Qalyubia con blocchi stradali fissi o mobili nel caso delle vie rurali o desertiche; tutto ciò per prevenire possibili infiltrazioni da parte di bande terroristiche (i Fratelli Musulmani sono considerati tali dal governo) nei maggiori centri che approfitterebbero delle proteste per generare una situazione di caos.
Intanto, in sei anni, i governi che hanno preceduto il Generale El Sisi sono stati sovvertiti da due enormi rivoluzioni.
Ahmed Abdulmotteleb è un giornalista della redazione di Asharq al-Awsat.
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