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In Egitto c’è bisogno di empatia

Zoom 13 dic Egitto empatiaDi Bassem Youssef. El Shorouk (10/12/2013). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

In una sorta di eccessivo egoismo, gli egiziani tendono a considerare come vittime solo quelli che gli stanno simpatici. Ad esempio, se dai sfogo alla tua rabbia sulla condanna delle Alexandria Girls (poi assolte), un amico ti manderà una foto dei soldati di Kardasa, uccisi ingiustamente, e ti dirà: “Se sei triste per la condanna, allora ricordati di quei soldati”. Se sei in lutto per i soldati morti nel Sinai, le pagine dei social media dei Fratelli Musulmani pubblicheranno foto della dispersione del sit-in di Rabia e ti diranno: “Se sei triste per quei soldati, ricorda prima i manifestanti che sono stati uccisi”.

Il problema non si limita al ricordarci di chi è stato ucciso, ma si è trasformato piuttosto nello sfruttare quelle vittime per porre fine a qualsiasi tentativo di simpatizzare con gli altri. Non puoi esprimere la tua opinione su niente senza che i Fratelli Musulmani ti ricordino di Rabia.

Ciò che stiamo vivendo non è mera inimicizia o rivalità tra le parti. Ci si aspetta che esista un odio reciproco fra rivali politici, ma questo odio ha trovato il modo di arrivare alle persone comuni. Non c’è pietà o empatia verso gli altri esseri umani.

Non ti è permesso addolorarti o simpatizzare con gli altri senza provare anche che possiedi il loro stesso credo politico e intellettuale, altrimenti il tuo dolore sarà respinto. Siamo sinceri: non ci sono motivi per simpatizzare con chi non è d’accordo con te. Quelli sono affari tuoi, ma negare il diritto di simpatizzare con chi è stato ucciso, imprigionato o perseguitato significa che non solo rifiuti la pietà, ma impedisci agli altri di mostrarla.

Non c’è dubbio che ci sia una forte polarizzazione nella società egiziana, ma qui non si tratta neanche di polarizzazione ma di far finta di niente. L’omicidio è diventato un semplice numero e i detenuti una necessità per la sicurezza nazionale. Ogni parte è arrogante verso l’altra, dal momento che ognuna crede che le sue vittime siano più pure e più oneste di quelle dell’altra.

In mezzo a questa follia, non vi sto chiedendo di alterare la vostra posizione politica o di diminuire la vostra intolleranza nei confronti di un certo partito. Tutto quello che vi chiedo è la vostra empatia.

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