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Dopo una notte di sangue a Tripoli, tra la tristezza della città e l’insolenza della politica

Libano

Di Jana Dhaybi. Al Modon (04/06/2019). Traduzione e sintesi di Lorenzo Doglioni


Non è stato normale il primo giorno di Eid Al-Fitr (la festività musulmana che chiude il mese di Ramadan) a Tripoli.

La Eid è stata preceduta da una notte di sangue, a causa dell’attentato terroristico compiuto da Abdel-Rahman Mabsout, che ha ucciso quattro persone, due dell’esercito e due delle forze armate. Verso le ore 01:45 è terminata l’operazione di sicurezza effettuata dall’unità operativa dei servizi segreti dell’esercito, in collaborazione con l’unità operativa nel ramo dell’informazione, nell’appartamento nel quale si nascondeva Mabsout, in uno degli edifici di via Dar Al-Tawlid; le forze armate si sono scontrate con lui, prima che si facesse saltare in aria con una bomba artigianale.

Mabsout ha agito da solo: ha sparato alcune rapide e folli raffiche di proiettili mentre guidava una motocicletta. Ha lanciato una bomba artigianale su un punto di sorveglianza delle forze dell’ordine interne, davanti a uno squadrone militare di Tripoli. Quindi, al porto di Tripoli, Mabsout ha aperto il fuoco sul quartier generale dell’esercito libanese.

La terza è stata sulla strada del porto, nelle vicinanze dell’ospedale centrale, dove è sceso dalla motocicletta e ha aperto il fuoco in direzione di un’automobile delle forze dell’ordine, lasciando vittime e feriti tra i loro membri, dopodiché è salito sulla sua motocicletta per fuggire, dalla quale ha nuovamente sparato in direzione di una pattuglia dell’esercito libanese, uccidendo una persona e lasciandone svariate ferite. Questa successione di violenze è culminata in via Dar Al-Tawlid, dove Mabsout si è rifugiato dopo l’inseguimento. Ha fatto irruzione in un appartamento vuoto, dal cui balcone ha sparato altre raffiche, dopodiché si è suicidato.

Nella mattina di Eid Al-Fitr in via Dar Al-Tawlid si trovano ovunque residui della distruzione e automobili fracassate, mentre l’edificio nel quale si era barricato Mabsout è stato evacuato da tutti i suoi inquilini e viene tenuto sotto sorveglianza dall’esercito, il quale ha mandato alcuni uomini all’interno per poter esaminare la scena del crimine. Nulla in quell’appartamento è al suo posto. Ammassi di pietre, piastrelle, vetri e mobili rotti. Uno degli specchi all’entrata della casa porta su di sé una testimonianza diretta del crimine commesso da Mabsout: “Dio ti permetta di perdonarmi, fratello musulmano. Ti voglio bene, non era mia intenzione”.

La situazione non è migliore nel quartiere di Bab El Ramel, dove viveva Abdel-Rahman Mabsout.

Secondo quanto si dice nel quartiere a proposito del ventisettenne Mabsout (1992), nell’estate del 2016 era stato fermato dalla sicurezza dell’aeroporto di Beirut, dopo il suo ritorno dalla Turchia. Era stato perquisito e interrogato con l’accusa di terrorismo. Mabsout si era diretto in Turchia per poi, da lì, andare in Siria per affiliarsi all’organizzazione ISIS; fu, poi, condannato a un anno e mezzo di lavori forzati, dopo un procedimento penale di fronte alla corte militare. Nel frattempo, sulla scena pubblica del paese e della città regna una situazione di conflitto tra le dichiarazioni dei politici.

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