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Donne maltrattate e la legge tace

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Di Rima Zaher. Elaph (07/02/2014). Traduzione e sintesi di Alessandra Cimarosti.

Manal Assi è un’altra vittima che si aggiunge alla lista delle tante donne maltrattate dai propri mariti in Libano. La legge non fa nulla, quante altre vittime sono necessarie affinché la legge faccia qualcosa?

Il delitto ha avuto luogo martedì 4 febbraio. Dopo una lite, il marito avrebbe colpito più volte alla testa la propria moglie con una pentola a pressione. Sporca di sangue, è caduta per terra, davanti agli occhi dei figli. Suo fratello e suo padre l’hanno portata in ospedale dove è rimasta per 12 ore in terapia intensiva, prima del decesso che ha avuto luogo mercoledì all’alba.

La dottoressa Fahmia Sharaf al-Din (ricercatrice in politica e sociologia) ha dichiarato che degli studi fatti su un campione di 300 donne libanesi hanno dimostrato che il 27,3% delle donne maltrattate hanno fatto studi universitari e il 4,7% sono analfabete. Sharaf al-Din ha inoltre aggiunto che nello studio sono state introdotte altre variabili oltre l’istruzione, come il lavoro e l’età. Se le donne che hanno studiato sono maltrattate maggiormente è solo perché le analfabete non raccontano le violenze subite.

Sharaf al-Din ha affermato che “si crede che, per quanto riguarda la condizione femminile, il Libano si trovi in una posizione migliore, se paragonato ad altri Stati arabi”. Ma chi conosce le questioni femminili nel mondo arabo sa che il Libano si trova tra gli ultimi posti. Le donne, come tutti i libanesi, hanno ottenuto delle libertà personali, ma non stanno meglio di altri Paesi arabi. Nonostante la maggiore percentuale di donne lavoratrici, esse non hanno accesso al processo decisionale del Paese.

In seguito ai recenti fatti, è stata presentata una legge per la protezione delle donne vittime di violenza domestica. Il progetto di legge, che deve essere approvato dal segretario generale del parlamento, prevede la protezione completa di tutti i membri della famiglia e l’istituzione di una unità di polizia comprendente anche donne per occuparsi di tali questioni.

Ghassan Moukheiber, presidente della commissione parlamentare per i diritti umani, ha dichiarato che questa legge è uno dei primi passi per il rispetto dei diritti e delle libertà delle donne. È un passo in avanti, ma non l’unico e costituisce un percorso correlato alla democrazia. In attesa della decisione finale, quante altre donne devono essere vittime degli uomini in Libano?

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