Di Karim al-Naji. Hespress (17/10/2013). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia. Il direttore dell’organizzazione INSAF, ‘Amr al-Kindi, afferma che il lavoro infantile in Marocco è un problema sociale, economico e culturale che affonda le sue radici nella povertà e nella richiesta crescente da parte della classe media di questo tipo di mano d’opera.
Le domestiche bambine sono costrette a lavorare perché da loro dipende il sostentamento della propria famiglia. Vengono allontanate dal mondo scolastico, i loro diritti vengono violati e subiscono le peggiori forme di violenza corporale, personale e di genere.
Nella Conferenza che si è svolta recentemente a Brasilia su questo tema, al-Kindi ha reso noto che il 60% delle domestiche bambine, comunemente chiamate “petites bonnes”, hanno meno di 12 anni, cioè in età da studio. Le percentuali ufficiali attestano che i bambini lavoratori sono tra i 50.000 e gli 80.000.
Uno studio commissionato dall’Alto Commissariato marocchino della pianificazione (HCP) ha evidenziato che il lavoro infantile riguarda in particolare gli ambienti contadini. In effetti da questo ambiente proviene il 91,7% dei bambini maschi lavoratori e il 46,7% delle bambine.
Per lottare contro questo fenomeno delle bambine relegate a casa a lavorare, l’INSAF ha ideato una strategia che consiste nel trattare con i loro datori di lavoro per convincerli a farle tornare nel loro nucleo famigliare e a ricominciare a frequentare la scuola. Affinché la famiglia possa far fronte alle nuove necessità, l’organizzazione si occupa di mettere di propria tasca i soldi per le principali spese scolastiche, assicurative e mediche, oltre a quelle per il materiale scolastico.
Dal 2005, grazie all’aiuto dato dall’organizzazione, 350 bambine sono tornate a un ritmo di vita normale, fatto di scuola e di famiglia. Tra loro, 33 hanno continuato i loro studi in scuole secondarie nell’anno corrente e 4 di loro si sono iscritte al’’università. L’anno scorso l’INSAF ha creato 6 scuole di sostegno scolastico per 93 bambine che hanno ricominciato a frequentare la scuola mentre ne ha create altre 14 per l’insegnamento primario per dare una mano a 280 bambini tra i 4 e i 6 anni. Ha aiutato anche delle università locali a iscrivere 170 bambine tra i 13 e i 16 anni. A Chichaoua, nessuna bambina è più stata impiegata come domestica.
Questi ottimi risultato possono essere ottenuti anche in altre zone del Marocco. L’organizzazione vuole collaborare con 34 università per promuovere una campagna di sensibilizzazione nelle scuole e nelle istituzioni, per sottolineare i pericoli di questo fenomeno che lede i diritti dei bambini. I media, intanto, hanno iniziato a parlarne, risvegliando la coscienza dell’opinione pubblica.
Add Comment