Rami G. Khouri. The Daily Star (29/12/2012). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.
L’anno 2012 sarà ricordato come un’importante pietra miliare nello sviluppo del mondo arabo moderno, perché ha iniziato a rivelare i punti di forza e di debolezza delle società e degli Stati arabi.
Primo, oggi è lampante che non esiste un’entità coesa e unica definibile “mondo arabo”, dato che ogni paese arabo segue un percorso diverso riguardo la propria riconfigurazione politica.
Secondo, il sentimento più significativo espresso dai comuni cittadini arabi nel 2012 è il desiderio di vivere una vita di integrità e dignità. Dare vita a sistemi nazionali che garantiscano i diritti dei cittadini attraverso Costituzioni credibili è la tendenza principale del 2012 ed è estesa a tutta la regione araba in forme diverse e con velocità diverse.
Terzo, il 2012 ci ha insegnato a non esagerare il potere, la saggezza o l’efficacia politica degli islamisti come i Fratelli Musulmani, che di solito hanno avuto scarso successo nel tradurre i loro slogan in politiche.
Quarto, i cittadini non accettano più di essere insultati ripetutamente da politiche e poteri aggressivi o di stampo coloniale. Il “mondo arabo” è morto nel 2012, quando il cittadino e lo Stato arabo si è affacciato alla vita.
Quinto, non esiste un unico “leader”. Lo status della Siria avrà implicazioni più profonde nel breve periodo perché la trasformazione del suo regime avrà un forte impatto sull’Asia occidentale. Tunisia ed Egitto avranno più influenza sugli altri Arabi nel lungo periodo, perché sono nel mezzo del primo processo in cui uomini e donne arabe attingono ai loro valori nazionali per plasmare e approvare la loro Costituzione e la struttura dello Stato.
Sesto, le rivolte arabe non hanno seriamente toccato la regione del Golfo tranne il Bahrain, ma i primi segni di mobilitazione in diversi Stati del Golfo, come il Kuwait, rappresentano il più profondo sviluppo arabo del 2012 dal momento che sono cittadini ricchi a scendere in piazza per chiedere una definizione più chiara dei poteri dei loro capi di Stato.
Settimo, nel 2012 gli Stati arabi, come Yemen, Iraq, Libano e Libia, hanno iniziato ad affrontare i test più duri che mettono alla prova la loro legittimità e durata.
Ottavo, la politica regionale della Turchia è crollata in seguito a una serie stressante di incontri con Siria, Israele, Iraq e Iran. Questo potrebbe essere un buon momento per ricordare che solo i Paesi arabi, e non i vicini non arabi, possono svolgere un ruolo credibile di leadership nel mondo arabo.
Nono, le potenze mondiali continuano ad adeguarsi alle mutevoli condizioni della regione sempre più spesso rispondendo a nuove realtà modellate dall’attivismo populista arabo.
E decimo, le due grandi questioni regionali politiche, la Palestina e l’Iran, sono state accantonate quest’anno, dato che le rivolte arabe ed il costituzionalismo hanno occupato il centro della scena. Però ritorneranno nel 2013 perché riflettono dei rapporti di forza che hanno un forte impatto sul benessere di decine di milioni di persone.