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Dall’Oriente saudita fino a al-Ashrafiyya libanese

Al-Sharq al-Awsat (20/10/2012). L’inviato Lakhdar Brahimi ha avvertito: la crisi siriana non resterà all’interno della Siria. La dichiarazione è arrivata ieri dopo un’esplosione avvenuta nel quartiere di al-Ashrafyya, una delle zone più poplate di Beirut. Non c’è bisogno di chiedersi se sia opera del regime siriano e dei suoi seguaci. Un giorno prima, la polizia di frontiera saudita aveva fermato al confine degli uomini della Guardia Rivoluzionaria iraniana, armati e sospettati di sabotaggio.

Anche prima dell’avvertimento di Brahimi, si era già preoccupati del fatto che i regimi di Iran e Siria volessero esportare la crisi all’estero nel quadro di una politica di minacce ed estorsioni. Come risaputo, da oltre trent’anni i due governi portano avanti operazioni di sabotaggio nella regione: l’Iran era dietro i bombardamenti in Arabia Saudita negli anni ’90; la Siria è responsabile di migliaia di omicidi ed attentati sia in Libano che in Iraq.

Così come è fallito il progetto di sequestro del governo libanese tramite operazioni terroristiche, Assad e la Guarda Rivoluzionaria iraniana non riusciranno ad impedire un cambiamento storico in Siria. I due regimi credono che operare attentati in Libano, Arabia Saudita e forse altri paesi della regione sia la soluzione per salvare al-Assad, ma il suo destino è solo nelle mani del popolo siriano, senza influenze esterne.

I paesi della regione, messi in guardia da Brahimi, si preparano alla battaglia ed a un nuovo ciclo di eventi in cui affrontare i due regimi non è più un’opzione. Uno dei modi migliori per porre un freno alle violenze e mettere fine al sogno iraniano di salvezza del regime amico, è quello di sostenere la rivoluzione siriana e permettere ai ribelli di debellare questo sistema malvagio, origine della devastazione della regione.

Articolo di Abdul Rahman Al- Rashed

Traduzione di Roberta Papaleo