Di Abdelwahab el-Affendi. Al-Quds al-Arabi (13/12/2013). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.
Quando un Paese corre il rischio di una crisi e si inizia a parlare della cosiddetta “crisi di governo”, l’interesse è focalizzato sulla soluzione di quella crisi, sulle sue proprietà e sulle corrispondenze nel settore preso in considerazione, oltre che sull’opinione del popolo o quantomeno degli attori politici. Se fosse una crisi economica, la questione verrebbe affidata a economisti o a esperti del settore, idem se si trattasse di una crisi securitaria o diplomatica. In Sudan, dove una crisi intestina persiste sin dall’indipendenza, il nuovo governo è di per sé un fattore di crisi.
La crisi che aveva spinto per la riformazione del governo era economica, nata a sua volta da una di tipo politico-securitaria. Tuttavia, la crisi è stata complicata da dissapori all’interno del gruppo dirigente su riforme e conflitti per il potere. Da un lato c’erano i sostenitori dell’autarchia, dall’altro i fautori delle riforme e dell’apertura, in seguito rifiutate per seguire proprio la via dell’autarchia.
Come previsto, il nuovo governo seguì quella strada. Tuttavia, sembra che il presidente al-Bashir, che aveva già guidato il colpo di Stato del 1989, abbia voluto prendere due piccioni con una fava, usando l’autarchia anche contro chi la sosteneva. Così, il cambiamento è arrivato sotto forma di un massacro.
Il nuovo governo ha innescato un’altra crisi all’interno del Congresso nazionale e del sistema di governo perché ha rappresentato un terzo colpo di Stato dopo quello di al-Bashir – Ali Uthman contro al-Turabi nel 1999 e dopo il golpe che ha favorito al-Bashir su Ali Uthman nel 2007. Questo è forse il più grave dei colpi di Stato. Questo governo non riuscirà a risolvere la crisi politica perché è più chiuso rispetto a quello precedente e non riuscirà a dialogare con l’opposizione.
Non saprà affrontare la crisi economica perché gli manca la competenza in questa ed altre materie. Inoltre, ha affermato di voler proseguire con il programma di austerità che ha di fatto provocato la crisi. Una crisi economica è, in realtà, una crisi politica, causata in primo luogo dalla corruzione e dall’impiego politico di denaro pubblico, poi in secondo luogo dalle guerre e dai conflitti e infine dall’isolamento del Sudan a livello internazionale.
Questo governo non risolverà i conflitti e non impiegherà meglio il denaro pubblico, farà aumentare solo il grado di isolamento del Paese. Anzi, la sua caratteristica principale sarà quella di accelerare la caduta del regime. Questo perché sta esacerbando la crisi all’interno del sistema governativo e sta insinuando la disperazione nei cuori di coloro che sognavano riforme e apertura.
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