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E così Israele evita ancora la questione palestinese

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Zoom 04 ott IsraeleDi Daoud Kuttab. Al-Arabiya. (03/10/2013). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

Quella di evitare un problema difficile e concentrarsi su quelli più facili è una vecchia tattica.

Sembra che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu abbia adottato proprio questa tattica evitando la questione israelo-palestinese per concentrarsi quasi interamente ed ossessivamente sull’Iran e sul suo nuovo presidente. Mentre gli Stati Uniti e il resto del mondo stanno cercando di dare il beneficio del dubbio al neo-eletto presidente iraniano, Netanyahu sembra aggrapparsi alla sua retorica più di quanto non avesse fatto ai tempi di Ahmadinejad.

Il problema, allora, riguarda la credibilità. La tesi sostenuta da Netanyahu è che non c’è alcuna differenza sostanziale tra i due leader iraniani: uno, con riferimento ad Ahmadinejad, era un lupo con un costume da lupo, mentre l’altro, Rouhani, è un lupo con un costume da pecora. Quello che il leader israeliano sembra dimenticare è che sarà la sua credibilità, non tanto quella di Rouhani, ad essere messa in questione. Chi grida al lupo troppe volte finisce per non essere creduto.

Netanyahu dovrà raddoppiare i suoi sforzi per controbattere alle dichiarazioni dell’Iran riguardo il suo programma nucleare, che sarebbe destinato ad uso civile e non militare, come invece sostiene Israele. Mentre l’Iran insiste sugli scopi pacifici del suo programma nucleare, Israele, nota per il possesso di un arsenale di testate nucleari e per il suo rifiuto di aderire al Trattato di non proliferazione, non ha molto da lamentarsi.

Esperti in strategie della sicurezza hanno sostenuto che Israele non la possibilità effettiva di attaccare l’Iran per conto suo. Un ruolo attivo degli Stati Uniti è un requisito fondamentale per qualsiasi avventura militare israeliana contro l’Iran. Questo scenario, tuttavia, si è dissolto nel momento in cui la Casa Bianca ha mostrato una palese esitazione sull’intervento in Siria.

Quindi, se la credibilità di Netanyahu è al limite e se gli Stati Uniti e altri Paesi occidentali sono intenzionati a dare una chance alle dichiarazioni pacifiste di Rouhani, qual è lo scopo dei continui attacchi di Israele contro l’Iran?

Esaminando il curriculum di Netanyahu, sin da quando era ambasciatore d’Israele presso l’ONU, emerge una tendenza ad esagerare le problematiche regionali per mantenere l’opinione pubblica mondiale lontana dall’unica questione sulla quale Israele rifiuta di cambiare idea: la questione palestinese.

Ironicamente, uno dei punti di forza utilizzato da Israele è affermare che l’Iran intende perdere tempo nelle negoziazioni mentre sviluppa una sua capacità nucleare militare. Pochi sono pronti a guardarsi allo specchio e vedere come, dalla conferenza di Madrid e gli accordi di Oslo, Israele abbia usato questa stessa tattica del “perdere tempo” per poter espandere illegalmente gli insediamenti ebraici nei territori palestinesi occupati, offrendo allo stesso tempo negoziati simbolici e senza via d’uscita.

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Roberta Papaleo

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