Di Ibrahim Gharabia. Al-Araby al-Jadeed (9/12/2016). Traduzione e sintesi di Antonia M. Cascone.
Il termine “islam politico” viene spesso utilizzato per intendere gruppi politici islamici il cui obiettivo è l’applicazione della shari’a, dei concetti e i precetti islamici, attraverso la partecipazione pacifica e/o democratica. Eppure, il nome porta con sé molte altre connotazioni che si discostano da questa definizione, andando a comprendere gli attuali regimi arabi e islamici, così come gruppi estremisti, sia pacifici che violenti, poiché anch’essi hanno chiari programmi per l’applicazione e l’interpretazione dell’Islam a livello politico.
Quest’ambiguità ha portato a numerosi equivoci e differenze nel trattare con l’“islam politico”: alcuni governi tendono ad assimilare tutti i gruppi islamici, che siano pacifisti, armati, moderati o estremisti, con l’aggiunta, talvolta, dei Paesi arabi e islamici che si basano sugli stessi principi dei gruppi islamisti. Questo, insieme alla mancanza di chiarezza nelle posizioni politiche e diplomatiche dell’islam politico, ha fatto si che i governi collaborassero con gruppi e pensieri islamisti a seconda dello Stato, delle regioni e delle posizioni ideologiche, senza un criterio specifico per la valutazione del fenomeno e le sue ripercussioni.
Nonostante i Paesi europei abbiano spesso dichiarato di valutare i gruppi e i regimi politici in base al loro impegno per la democrazia e i diritti umani, in realtà sostengono o si oppongono a seconda dei propri interessi e delle circostanze. D’altra parte, i gruppi islamisti e i regimi politici non sono simili nella filosofia e nella loro interpretazione della shari’a islamica; al contrario, un solo gruppo o un solo Stato sostiene messaggi e posizioni diverse, così come alcuni regimi politici combattono questi gruppi, nonostante il fatto che le loro ideologie non si discostino affatto.
Naturalmente, i Fratelli Musulmani sono quelli che hanno occupato maggior spazio nel fenomeno dell’islam politico. Pur accomunati da una sola ideologia – la realizzazione politica dell’islam – il gruppo presenta una vasta gamma di pensieri e principi all’interno di un solo Paese e da un paese all’altro: il partito tunisino Ennahda sembra propendere per l’accettazione della democrazia e dell’alternarsi pacifico del potere, mentre il gruppo in Egitto e Giordania sembra più conservatore e intollerante; il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo in Marocco è un modello ancora diverso di religiosi democratici conservatori, e il suo equivalente turco può essere considerato un conservatore laico. Tuttavia, nonostante la Fratellanza in Medio Oriente si sia impegnata per la pace e la democrazia, la maggior ispirazione per il gruppo continua ad essere l’ideologia di Sayyid Qutb, che rimane punto di riferimento anche per i gruppi estremisti armati e che si oppone decisamente alla democrazia.
Non tutti i gruppi islamici si definiscono sotto l’etichetta dell’“Islam politico”, preferendo invece essere identificati con il proprio specifico nome, il che sottolinea la loro incapacità di presentare una visione chiara e condivisa nonostante possano tutti definirsi “islamici”. Eppure, nonostante questa ambiguità, gli ultimi eventi in Medio Oriente hanno dimostrato la forza delle idee e la loro capacità di oltrepassare i confini sostituendo l’“islamizzazione con la religiosità”, nel senso che è la religione a ispirare i valori e le politiche verso il singolo e/o il sociale, mentre la politica e la legislazione si sottomettono alla razionalità sociale e morale.
Molti islamisti politici si sono dichiarati democratici, e tuttavia, sia in Oriente che in Occidente, non si smette di guardare alla presenza degli islamisti nella vita politica come a qualcosa di pericoloso e antidemocratico. I Paesi del Medio Oriente hanno assistito a numerosi modelli di partecipazione degli islamisti nella vita politica, e i gruppi islamisti radicali hanno addirittura criticato aspramente la partecipazione dei Fratelli Musulmani alle elezioni che si iscrivevano in un contesto laico, e tuttavia questa partecipazione e quest’impegno non sono ancora riusciti a dissipare l’ambiguità e la paura della tirannia, del conflitto e della perdita delle libertà personali e sociali.
Ibrahim Gharabia è uno scrittore e giornalista giordano.
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