Di Mohammed ‘Aish. Al-Quds al-Arabi (28/06/2016). Traduzione e sintesi di Laura Formigari.
Molti arabi e musulmani non comprendono che l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea (la cosiddetta Brexit) sarà per loro un duro colpo sul piano politico e economico, e questo vale sia per i paesi arabi, sia per gli arabi-britannici che rappresentano un bacino elettorale importante nel Regno Unito.
Ma guardiamo le statistiche post-referendum: più del 30% dei musulmani britannici ha votato per l’uscita dall’UE; mezzo milione di arabi e musulmani su un totale di circa due milioni e mezzo. Le ripercussioni della Brexit sul mondo arabo sono molte.
A livello politico, rappresenta la più importante vittoria politica della destra nella storia europea. Ne è la prova il terremoto scatenatosi all’interno del partito laburista britannico il giorno seguente al referendum, quando 12 ministri del governo ombra hanno presentato le dimissioni, lasciando da solo il leader del partito Jeremy Corbyn, sostenitore delle cause arabe, da quella palestinese a quella dei profughi siriani e oppositore della guerra in Iraq.
Sul piano economico, il Regno Unito è il più importante centro di investimento del mondo arabo in generale, e dei paesi del Golfo in particolare, specialmente per i fondi sovrani che riversano miliardi di dollari nei mercati di Londra e che trovano nel Regno Unito la porta finanziaria al mercato europeo in un sistema politico ed economico stabile. I fondi sovrani del Golfo rappresentano una fonte di proventi finanziari non meno importante del petrolio o del gas: Abu Dhabi, ad esempio, possiede il più grande fondo sovrano del mondo (773 miliardi di dollari), e a seguire l’Arabia Saudita, il Qatar e il Kuwait. Questi fondi fruttano al paese un’importante entrata di capitali la cui importanza si è accresciuta recentemente con il calo del prezzo del petrolio.
Gli esempi della perdita di investimenti del Golfo dovuti all’uscita del Regno Unito sono tanti: la British Airways ha perso un quarto del suo valore di mercato nelle prime ore dopo il referendum (più di due miliardi di sterline), il più grande titolare delle sue azioni è la Qatar Airways, ciò vuol dire che il Qatar, in un solo giorno, ha perso più di 300 milioni di sterline.
I risultati del referendum hanno portato a un crollo del prezzo del petrolio maggiore del 6%, ci si aspetta che continui a calare e a tornare ai livelli di inizio anno (intorno ai 30 dollari al barile) causando una recessione economica di tutto il continente europeo e un duro contraccolpo su tutto il mondo arabo.
A livello umanitario, i risultati del referendum potrebbero causare un peggioramento della condizione dei profughi siriani in Europa e far vacillare la condizione degli altri migranti arabi. È importante sottolineare che la crisi dei migranti, nel Regno Unito, non ha nulla a che vedere né con gli arabi, né tantomeno con i siriani che si sono diretti principalmente in Germania; il discorso sull’immigrazione nel Regno Unito riguarda i paesi all’interno dell’UE, soprattutto quelli che vi hanno aderito solo di recente.
In conclusione il mondo arabo subisce le ricadute di questo terremoto politico ed economico, la borsa di Londra ha perso in un solo giorno 125 miliardi di sterline (circa 170 miliardi di dollari) e questo ci porta a porre una domanda importante: quanti miliardi “arabi” sono evaporati in tutto questo trambusto?
Mohammed ‘Aish è uno scrittore palestinese.
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Tempi duri ci aspettano…
Per fortuna qui a Djerba il besce fresco non manca mai ! 🙂