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Cosa leggono i terroristi?

Libri

mdh-yqr-lrhbywn-1Asharq al-Awsat. È curioso come la propaganda del terrorismo, da al-Qaeda e le sue sorelle fino a Daesh (ISIS), non contenga nessun fotogramma in cui si veda un elemento di queste organizzazioni intento a leggere un libro o a consultare una fonte, un fascicolo o persino fotocopie di studi militari, politici o di diritto islamico. Neanche uno sfuggevole o non intenzionale.

L’assenza o l’esclusione della lettura non sembrano estranee a delle organizzazioni che radono al suolo qualsiasi cultura avversa o discordante. Non c’è quindi da stupirsi che Daesh abbia saccheggiato ed incendiato indiscriminatamente le biblioteche di Mosul. Ma perché queste organizzazioni odiano tutto ciò che riguarda la cultura?

I loro crimini contro il patrimonio culturale, le antichità e le arti si inseriscono nel solco tracciato da altre ideologie fanatiche nei confronti delle espressioni culturali locali ed internazionali. Non si tratta, contrariamente a quanto si dice, di una guerra che mira a radere al suolo idee, ideologie o regimi politici, bensì di una cultura ignorante che cerca di schiacciare tutte le culture divergenti e rivali e, in generale, tutti coloro che la pensano diversamente.

Si parla di una guerra del terrore contro prodotti culturali provenienti dall’esterno, compresi quei libri di diritto islamico che propongono i concetti del jihad, della guerra e della pace in maniera oggettiva, passando in rassegna gli aspetti storici di tali questioni dottrinali. Le pubblicazioni della stessa al-Qaeda non sono altro che selezioni soggettive di libri tradizionali e dottrinali realizzati da esponenti della scuola salafita; tali testi vengono dotati di un nuovo significato per poi essere applicati alla realtà allo scopo di attirare i membri di altri gruppi.

A tal riguardo, si possono suddividere le pubblicazioni di al-Qaeda in tre epoche. La prima si ebbe con gli inizi leggendari e con gli scritti di Abdallah Azzam sui miracoli e sulla visione dei mujahideen (combattenti), rappresentati in maniera romanzata e non priva di esagerazioni e menzogne. Queste opere sono la chiave per capire il cambiamento di buona parte della generazione degli anni Ottanta (la generazione degli opuscoli e delle audiocassette islamiche) che di solito si faceva adescare da queste opere scritte con passione ardente, con un linguaggio vivace e con contenuti istigatori.

Tuttavia, all’interno di questa organizzazione la biblioteca dei mujahideen non faceva che riprodurre dei libri pionieristici provenienti dall’esterno e realizzati da nomi altisonanti dell’Islam politico, a cominciare da Ma’alim ‘ala-t-Tariq [“Pietre miliari”] di Sayyid Qutb, al-‘Omda fi ‘I’dad al-Udda [“Guida essenziale per la preparazione”] di Sayyid Imam, al-Farida al-Gha’iba [“L’obbligo mancante”] di Muhammad Abdel Salam Faraj, Millat Ibrahim [“La religione di Abramo”] di Abu Muhammad ‘Isam al-Maqdisi (recentemente rilasciato per la seconda volta in Giordania) e al-Ijtihad wal Jihad [“L’ijtihad ed il jihad”] di Abu Qatada al-Maqdisi.

1425819886823880200Seconda fase: dal plagio alla composizione

Successivamente la produzione intellettuale e culturale di al-QaEda e dei suoi gruppi passò dalla fase della selezione e del plagio di opere fondamentaliste redatte da autori o teorici che non appartenevano al gruppo o che non erano in contatto con la realtà dei fanatici alla fase della composizione diretta e delle risposte ai rivali. L’avvio di questa seconda fase può essere fatto risalire all’esplosione del jihadismo nella regione agli inizi degli anni Novanta, alla crisi dell’Islam politico, alla separazione di quest’ultimo dalle scuole tradizionali e dalle istituzioni religiose ufficiali e, quindi, alla spaccatura dei gruppi fanatici dalla corrente dell’islam politico.

Ciò richiese una produzione diversa ed indirizzata ai membri delle organizzazioni islamiche moderate e fanatiche. Da qui scaturirono scritti che trattavano direttamente della realtà tacciando di infedeltà specifici Paesi musulmani (come fece al-Maqdisi) o rispondendo ai principali ulema [“dotti”] contemporanei.

È forse un paradosso che il principale bersaglio delle stoccate di al-Qaeda e dei gruppi armati sia stato il defunto sheykh Muhammad Nasser Eddin al-Albani? Le cause furono certamente il suo modernismo e il suo grande influsso tra le fila di tali gruppi in merito a tutte le questioni giurisprudenziali e dottrinali (ad eccezione della “giurisprudenza del jihad”).

Le reazioni di al-Qaeda furono contrastanti, come quella di Abu al-Walid as-Sudani (uno degli intellettuali della fase iniziale di al-Qaida), di Abu Isrà’ al-Asiuti (del gruppo egiziano noto come Jama’at al-Jihad[1]) e di altri salafiti simpatizzanti con la corrente fanatica di allora.

Una seconda fondazione

A ciò fece seguito la fase della composizione direttamente ad opera dei leader dell’organizzazione, soprattutto az-Zawahiri ed Abu Mus’ab as-Suri: il primo scrisse della propria esperienza e delle proprie critiche ai Fratelli Musulmani, mentre il secondo redasse il più importante testo del fanatismo contemporaneo (al Muqawama al-Islamiya al-Mu’asira[2]).

Questa seconda fondazione dei prodotti del terrorismo avvenne dopo l’11 settembre 2001. L’organizzazione fu rinvigorita dalla sua enorme macchina mediatica e propagandistica e dalla sua capacità di sfruttare gli effetti di quell’evento, la simpatia nei suoi confronti e le conseguenze della fallimentare guerra al terrore. Il tutto peggiorò ulteriormente con l’occupazione dell’Iraq e, successivamente, con il crollo di questo Paese. L’organizzazione, inoltre, vide l’ingresso di nuovi elementi con alle spalle studi di diritto islamico o, in alcuni casi, con alte qualifiche in discipline quali la shari’a [“legge islamica”] ed il fiqh [“giurisprudenza islamica”], come nel caso di Abu Shawil Faris al-Zahrani, Abu Hafas al-Mauritani [“il mauritano”] (il giurisperito che accompagnò Bin Laden e che si è rivoltato contro Daesh), ecc.

Nel frattempo, proprio nelle aree di tensione nacque Daesh, caratterizzato da relazioni ambigue coi servizi di intelligence e da vertici militari il cui modo di pensare si contraddistingue per il rigoroso background ideologico del partito Baath. I progressi della guerra al terrore ed il successo dei consigli sauditi privarono questa organizzazione di leader eminenti nel campo del diritto islamico che di solito finivano col propendere per al-Qaeda piuttosto che per Daesh, almeno all’inizio. Ora, invece, la supremazia spetta a quest’ultimo in virtù del progetto che è riuscito a conseguire sul terreno come nessuno prima d’ora.

Il più grande serbatoio cognitivo della rete

Nel chiederci cosa leggono gli elementi di questa organizzazione (ammesso che leggano), va da sé che la maggiore fonte di libri gratuiti sulla rete è dominata dai gruppi fanatici, i quali prevalgono persino sulle iniziative e sui progetti giovanili arabi (governativi e non) a sostegno della lettura gratuita e sui progetti, libri, prodotti ed informazioni dei club letterari. In particolare, al-Qaeda domina con quasi 4.000 prodotti (audio, video, libri, riassunti e cartelle) che cerca di riempire con tutte le informazioni necessarie affinché si legga solo questo materiale.

Una rapida occhiata ai serbatoi cognitivi del terrorismo su internet ci conduce ad un’ampia varietà di file, tra i quali spicca al-Maktaba ash-Shamila [“La biblioteca universale”]. Essa comprende riassunti in merito a questioni militari ed intellettuali, alla sicurezza, alla preparazione fisica del combattente, ai primi soccorsi, all’addestramento all’uso delle armi e degli esplosivi, alle tattiche e procedure militari, alle strategie di guerra ed alla disgregazione delle forze di sicurezza.

Ci sono inoltre dei programmi per specifici campi di formazione, il più famoso dei quali è un corso avanzato per la preparazione militare ed intellettuale intitolato Barnamij Mu’askar al-Battar [“Programma del Campo di al-Battar”]. E se i membri superano questa fase, passano ad un’altra in cui fanno la loro comparsa testi quali Al-Marji’ al-Akbar fi Istikhdam al-Mutafajjir [“La massima fonte di riferimento per l’uso degli esplosivi”] di Abu Omar al-Filistini (sotto la voce “Esplosivistica”) e Mausu’at at-Tasni’ [“L’Enciclopedia della Produzione”] di Abu Khabab al-Masri [“l’egiziano”], la quale, nonostante la prosa rimata ed i titoli altisonanti, somiglia più ad un insieme di riassunti e traduzioni di libri militari occidentali.

Il generale Shamil Basayev, uno dei più importanti comandanti militari ceceni per 15 anni (rivestì l’incarico di comandante delle forze armate cecene contro l’aggressione militare russa) scrisse tempo fa un’enciclopedia apprezzata dagli elementi dell’organizzazione e caratterizzata da uno stile galvanizzante. In questo libro l’autore, sotto il nome di Abdallah Shamil Abu Idris, descrive quella che egli definisce “la filosofia di vita, la personalità e l’esperienza dei mujahideen”, oltre ad aspetti strategici e tattici, in maniera artistica e da un punto di vista islamico.

Gli scrittori abituali

Al di là delle opere singole, è raro trovare degli scrittori abituali nella storia dei gruppi violenti. In cima a tutti si pone Abu Muhammad al-Maqdisi, seguito da Abu Basir al-Tartusi (con circa 180 lettere), Abu Qatada al-Maqdisi (con quasi 100 lettere ed opuscoli) ed Abu Yahya al-Libi (con 25 lettere, soprattutto risposte sintetiche).

Il libro di Abu Bakr Naji Idarat at-Tawahhush [“La gestione della brutalità”] rimane uno dei più importanti testi del terrorismo e, in assoluto, il più pericoloso.

Pubblicizzare i prodotti di al-Qaeda

Su internet, i libri e le pubblicazioni di al-Qaeda sono ampiamente pubblicizzati, persino (seppur inavvertitamente) dalle chat e da siti di intrattenimento. I titoli di questi testi, infatti, non sono indicativi del contenuto. La loro gratuità e la loro presenza su più siti hanno contribuito inoltre alla loro propagazione. La diffusione dei prodotti e degli scritti di al-Qaeda è in buona parte dovuta non al loro contenuto bensì all’imponente macchina mediatica di tali organizzazioni, le quali adottano varie strategie di diffusione. Alcune delle più importanti consistono nel:

  • emettere comunicati dell’ultima ora sugli avvenimenti nel mondo, esprimere la propria posizione nei confronti di alcune decisioni dei governi ed adottare un discorso istigatore e tumultuoso che si prefigge di infangare l’immagine dei politici e di mettere in dubbio le intenzioni degli ulema ufficiali;
  • introdurre nuove star e fonti di riferimento religiose che rigettano l’egemonia occidentale e l’autoritarismo dei regimi al potere e che sono utilizzati nei diverbi religiosi con i rivali, come è il caso di Ali al-Khudeir, Nasir al-Fahd ed al-Khalidi;
  • introdurre scrittori internauti a tempo pieno che usano pseudonimi ed esprimono apertamente il loro supporto agli obiettivi di queste organizzazioni tramite discorsi appassionati ed emotivi pubblicati sui forum più seguiti dai sauditi, come è il caso di Louis Attiya Allah, la personalità storicamente più rilevante;
  • avviare un flusso ed uno scambio enormi di esperienze militari e di informazioni nel campo della sicurezza mediante messaggi criptati e nascosti (steganografia). Stando a numerosi rapporti di sicurezza pubblicati su riviste occidentali, alcuni simpatizzanti di al-Qaeda hanno nascosto messaggi in immagini, in file musicali ed altro per comunicare tra di loro, soprattutto in considerazione del fatto che tali abilità sono ormai facilmente ottenibili tramite i canali di formazione ed i siti didattici. Questa strategia è la più pericolosa e di solito passa inosservata.

[1] Gruppo del Jihad [Nota del traduttore].

[2] La Resistenza Islamica Contemporanea [Nota del traduttore].

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