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Cosa è andato storto?

Tripoli Post (19/07/12). Di Mohammad Azeemullah. Traduzione di Alessandra Cimarosti.

Se la Primavera Araba ha assistito all’ascesa dei partiti islamisti con i Fratelli Musulmani in Egitto e Ennahda in Tunisia, la Libia ha deciso di intraprendere un’altra strada.

In seguito ai sette mesi di constanti bombardamenti da parte della NATO e a una pericolosa guerra civile, di cosa ha avuto bisogno la Libia immediatamente dopo la rivoluzione? Aveva bisogno di ricostruire scuole e università o di separare le ragazze dai ragazzi nei vari campus? Aveva bisogno che la sua economia riscendesse in pista o necessitava mercati o negozi chiusi per le ragazze? Aveva bisogno di agire per la pace o di ampliare le differenze sociali distruggendo monumenti storici? Di lavorare sodo per ricostruire l’esercito per la stabilità o milizie per rimanere con le loro armi per sempre?

Di cosa aveva necessità? Se si pongono queste domande, le risposte vanno automaticamente in favore della ricostruzione, dell’economia, della pace e della stabilità, piuttosto che il contrario. Ed è qui che gli islamisti hanno miseramente fallito nel loro rapporto con le masse. Mentre erano impegnati in operazioni di bonifica di ciò che contraddiceva l’Islam, i liberali dell’Alleanza delle Forze Nazionali (NFA) facevano leva sui reali problemi per vincere il cuore e la mente del pubblico.

Il caso politico della Libia è completamente diverso da quello egiziano e da quello tunisino. Differentemente dalla Tunisia e dall’Egitto, la gente in Libia, dall’inizio, ha preso in mano i fucili per sbarazzarsi del dittatore la cui unica missione era quella di costringere e dominare a qualsiasi prezzo. Hanno versato il proprio sangue, hanno attraversato la fase più critica della guerra e poi hanno ponderato sull’avanzata della “libertà”, più di quanto abbiano fatto i propri vicini. Invece di affrontare la vita e cercare soluzioni per la fine della crescente crisi attraverso questioni esistenziali, gli islamisti hanno scelto di individuare un’altra opzione.

Bene! Non tutti i partiti dell’ala islamista possono essere criticati per il fatto di non essersi fatti bene la propria propaganda elettorale, ma alcuni fatti come quello di attaccare i santuari sufi (Sidi Abdul-Salam Al-Asmar Al-Fituri a Zliten o la tomba di Zouhair Ibn Qais Al-Balawi nella Moschea di Sahaba a Derna) hanno sporcato la loro immagine. Invece di utilizzare un percorso di consenso, si sono indirizzati in modo unilaterale, verso l’offensiva. Ogni azione antidemocratica ha avuto un ritorno di fiamma.

Il pubblico, in generale, ha pensato che se gli islamisti avessero avuto accesso al potere, avrebbero cancellato le loro libertà guadagnate col sudore e avrebbero imposto regole in contraddizione con i principi fondamentali del 17 Febbraio.

Mohammad Ahmad AlSheriff, un insegnante, ha dichiarato “la gente deve affrontare problemi molto più gravi di quelli inventati dagli islamisti. Davvero, le recenti azioni e gli attacchi dei Salafiti avrebbero implicato, qualora fossero saliti al potere, delle restrizioni indesiderate. Ne abbiamo avute abbastanza con Gheddafi. Non ne vogliamo più, in nessuna forma”. Ha poi aggiunto “la maggior parte dei partiti islamisti in Libia ha buone intenzioni, ma pochi di loro hanno rovinato l’immagine”.

Mohammad Mukhtar, un uomo libico, ha affermato “la questione non è perché non abbiamo votato per i partiti islamisti. La questione è perché non supportiamo coloro che desiderano migliorare il sistema del paese… Mahmoud Jibril è una speranza per milioni di persone. Anche se avesse fatto parte del Partito Islamista avrebbe potuto vincere. La questione è di che pasta è fatta una persona e la sua convinzione. Se gli islamisti avessero supportato la stessa causa, avrebbero vinto. Non si tratta di religione, qui si parla di sviluppo. In fondo siamo tutti timorati di Dio”.

La gran parte dei libici è religiosa e manifesta il proprio credo nella quotidianità della vita. Quello che i libici non sopportano è che gli venga imposto qualcosa che hanno già sperimentato. Nessuno deve dimenticare che gli islamisti hanno giocato un ruolo fondamentale nella vittoria contro Gheddafi. La gente li avrebbe votati se si fossero occupati ragionevolmente di temi fondamentali per la ricostruzione del paese.

Ma non è ancora troppo tardi. C’è ancora tempo per riflettere su cosa è andato storto e trovare un’alternativa, una strategia che tenga conto delle vere esigenze dei libici. Il resto seguirà automaticamente. Il paese ha bisogno di sviluppo, la gente vuole vedere la Libia come una nazione emergente e non come un paese impantanato in problemi di conflitti. Questi problemi se li vuole lasciare alle spalle.