Di Charlotte Arce. TerraFemina (03/03/2016). Traduzione e sintesi di Ismahan Hassen.
Lunedì 1° marzo, un sito di e-learning in Arabia Saudita ha tenuto un corso dal titolo “La donna è un essere umano?”. Anche in un paese dove le donne sono viste come asservite e in secondo piano rispetto agli uomini, il titolo dato a questo corso ha suscitato non poco clamore sui social network.
Sebbene organizzato e sponsorizzato nel regno saudita, dove le donne non hanno ancora il permesso di guidare e dove, per mettersi in viaggio da sole, necessitano di chiedere il permesso al proprio marito o ad un qualunque parente maschio, il corso in questione, tenuto da Fahd al-Ahmadi, ha suscitato una forte levata di scudi.
Di fronte al clamore suscitato dal suo corso, proprio Fahd al-Ahmadi ha rotto il silenzio attraverso un comunicato stampa in cui ha affermato che le polemiche nate in relazione al titolo scelto per il corso sono cose poco importanti rispetto a quelle che sono stati i punti focali della questione e del dibattito. Affermando esattamente il contrario di quanto poteva suggerire il titolo scelto, al-Ahmadi ha sostenuto che il suo corso online era invece finalizzato a mettere in discussione il ruolo delle donne nella società saudita e a difendere e sostenere i diritti delle donne. Inserendo il tutto in quella che è una cornice ovviamente “islamically correct”, ha poi aggiunto che l’Islam è l’unica religione che stima e rispetta le donne, a differenza delle società occidentali che le trasformano in semplici oggetti sessuali.
Nonostante queste puntualizzazioni, stando a quanto riportato da Ali Qatif, osservatore di France24 in Arabia Saudita, la posizione sostenuta ed affermata da Fahd al-Ahmadi non è poi così ammirevole come vuol sembrare. Qatif spiega infatti che: “Fahd al-Ahmadi afferma di voler spiegare alle nuove generazioni che le donne sono “angeli”. Personalmente, non credo che con questo suo messaggio egli voglia realmente parlare della condizione della donna in Arabia Saudita. Quello che al-Ahmadi ha volontariamente omesso, infatti, è stato il discutere di quelle che sono le vere questioni delicate qui, come la violenza che le donne subiscono, la negazione del loro diritto a poter guidare, il mantenimento in vigore della poligamia e del diritto dell’uomo al ripudio e al divorzio unilaterale”. Opponendo tutte queste contestazioni, Qatif ha dichiarato di non essere “convinto che poche ore di lezione, attraverso una classe virtuale, possano cambiare la concezione della donna che si ha in Arabia Saudita”.
Charlotte Arve è giornalista per il quotidiano francese online TerraFemina, per cui cura anche la rubrica Work.
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