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Cittadini senza qualità

Ahmed Ibrahim al-Faqih (Al-Ahram – 04/09/2012). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo

In Libia artisti e intellettuali denunciano che il vecchio regime faceva di tutto per reprimere i talenti, privandoli di qualsiasi visibilità e valore. Probabilmente questi esimi colleghi credono che la questione riguardi solo loro, ma in realtà si tratta di un fenomeno che ha toccato tutti gli aspetti di una dittatura rimasta in piedi per quarant’anni, guidata da un folle che vivendo in preda alle sue paranoie ha seminato la catastrofe in tutto il paese. I libici ricordano tuttavia che l’avvento di quel folle (il defunto colonnello Muammar Gheddafi N.d.T.) con la sua combriccola di militari ha coinciso con l’inizio di un nuovo sistema mondiale, che ha tentato di colmare il divario tra paesi sviluppati e paesi arretrati. Ricordano anche che la Libia, di concerto con l’Organizzazione per la Cooperazione Islamica, ha aiutato diversi stati islamici come la Malesia. Stati che con il tempo hanno raggiunto notevoli livelli di sviluppo, mentre Tripoli è rimasta indietro.

Il regime infatti, in quarant’anni ha distrutto l’economia, non ha promosso la costruzione di infrastrutture e non si è impegnato a frenare il deterioramento delle condizioni di vita dei cittadini, che ha toccato livelli paradossali per un paese “ricco” (in termini di risorse petrolifere) come la Libia. Come se non bastasse si è accanito contro gli intellettuali, stroncando sul nascere ogni barlume di libertà di espressione e di creatività. La confisca dell’immaginario collettivo ai tempi di Gheddafi era peraltro pari a quella che affliggeva altre dittature del mondo arabo: l’Egitto di Hosni Mubarak (dove i partiti, al tempo di Mubarak, esistevano solo di nome, senza avere il minimo peso politico), l’Iraq di Saddam Hussein, la Siria di Bashar al-Assad. Regimi in cui non era ammessa altra voce se non quella dei regnanti e dei loro sudditi zelanti.

Ora la Libia sta elaborando la sua costituzione, avviando la seconda fase della sua transizione verso un regime democratico e verso lo sviluppo delle istituzioni. Se si vuole raggiungere questo fine e arrivare alla fondazione di un autentico stato di diritto è necessario che l’immagine del vecchio regime resti sempre viva nella memoria di elettori ed eletti come un modello negativo, per evitare che ne vengano riproposti metodi, pratiche, atteggiamenti. Ma soprattutto per garantire la libertà di espressione e di creatività di tutti i cittadini.