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Charlie Hebdo: la reazione peggiore della rete

Di Ersu Ablak. Hurriyet (08/01/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

In copertina una vignetta di Stephff.

L’attività dei social network subito dopo l’attacco alla rivista Charlie Hebdo dovrebbe insegnarci un’importante lezione. Il mondo ha reagito immediatamente all’annuncio del massacro. Ovunque, l’hashtag #CharlieHebdo ha dominato le conversazioni più attive sulla rete. In poche ore. La reattività dei social network ha permesso ai terroristi di raggiungere il loro obiettivo diffondendo e commentando il loro crimine più rapidamente che mai.

L’altro elemento che mi ha sorpreso è la quantità di video che mostrano chiaramente come si è svolto l’attacco. Sin dai primi colpi di fuoco, la gente ha iniziato a filmare. Immagino che sia la reazione normale di un essere umano al giorno d’oggi, il trionfo del giornalismo cittadino. Su questi video, realizzati con telefoni cellulari, abbiamo così potuto vedere i terroristi uscire dalla loro macchina e giustiziare freddamente un poliziotto a terra. Queste immagini serviranno anche a fermare i due criminali.

Infine, ci sono le reazioni della gente. Ho vergogna del numero dei cittadini turchi (ma anche di numerosi internauti arabi) che si felicitano con gli altri di questo attacco sui forum e nei commenti dei social network. Uno dei post pubblicati recitava che “hanno avuto ciò che meritavano”, ha ricevuto 158 “mi piace” in soli 30 minuti. Ci sonno troppe reazioni simili a questa per poterle contare.

Da questa breve analisti, posso dire che i terroristi hanno raggiunto tutti i loro obiettivi e che i social network li hanno aiutati. Volevano diventare famosi, volevano farsi notare, volevano diffondere l’odio, volevano scioccare, volevano creare tensioni. Ce l’hanno fatta. Il solo punto a sfavore per loro è che tutti quei video non faranno che accelerare la loro cattura.

Ersu Ablak è un giornalista e presentatore radio turco.

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