di Katia Cerratti
Lo aveva promesso in campagna elettorale e lo ha confermato ieri al quotidiano israeliano Yahom: il neoeletto presidente del Brasile, Jair Balsonaro, trasferirà l’ambasciata brasiliana da Tel Aviv a Gerusalemme. “E’ Israele che deve decidere quale è la capitale, non le altre nazioni” – ha affermato il presidente, e in merito all’intenzione di chiudere l’ambasciata palestinese a Brasilia, ha dichiarato: ”L’ambasciata palestinese è costruita troppo vicino al palazzo presidenziale. Nessuna ambasciata deve essere così vicina al palazzo presidenziale, quindi intendiamo spostarla da lì e non c’è altra soluzione secondo me”. Ha poi aggiunto: “la Palestina deve essere uno Stato prima di rivendicare il diritto di avere un’ambasciata”.
Bolsonaro, 63 anni, palesemente di estrema destra, ha vinto domenica scorsa il secondo turno delle elezioni presidenziali brasiliane non senza provocare indignazione per i suoi commenti misogini, omofobi e razzisti. Non nasconde inoltre il suo appoggio totale a Israele, a partire dal voto che ha promesso di dargli all’Onu, fino a ribadire il reciproco sentimento di stima e soddisfazione per il caloroso trattamento che l’ambasciatore israeliano in Brasile gli ha riservato nei giorni scorsi.
Come è noto, la questione dell’ubicazione delle ambasciate in Israele è particolarmente delicata.
Quest’ultimo infatti, considera l’intera città di Gerusalemme come sua capitale, mentre i palestinesi aspirano a fare di Gerusalemme Est la capitale del loro futuro Stato. Per la comunità internazionale, lo status della Città Santa deve essere negoziato da entrambe le parti e le ambasciate non devono stabilirvisi fino a quando non si raggiunge un accordo. Dopo gli Stati Uniti, che il 14 maggio hanno trasferito l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, di recente anche l’Australia ha annunciato l’intenzione di fare altrettanto. E mentre Trump inneggia alla costruzione di muri umani per fermare l’immigrazione e rafforza la sua intesa con Israele, Bolsonaro rassicura:“Amo il popolo e lo Stato di Israele. Potete essere certi che promuoverò strette relazioni e una cooperazione produttiva per entrambe le parti a partire dal 2019”. Come dire, la democrazia, i diritti umani e, soprattutto, i palestinesi, possono stare tranquilli.
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