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Bouteflika e la mancanza di un’élite governante come ricetta alternativa

Algeria Bouteflika

Editoriale di al-Quds (4/03/2019). Traduzione e sintesi di Mario Gaetano.

Com’era prevedibile per la maggioranza degli osservatori della questione algerina, il presidente Bouteflika ha offerto la sua candidatura per il quinto mandato alle prossime elezioni che si terranno il 18 aprile.
Nonostante il presidente dell’Alta commissione per il controllo delle elezioni abbia confermato che la legge è chiara nella parte in cui dice che il candidato ha l’obbligo di presentare personalmente il dossier di candidatura, il rappresentante di Bouteflika per la campagna elettorale, ha depositato il dossier al consiglio costituzionale.
Contrariamente alle previsioni degli osservatori, il popolo algerino auspicava che Bouteflika avrebbe rinunciato al quinto mandato, viste le grandi manifestazioni popolari. Dopo vent’anni, il popolo esige una serie di riforme che migliorino il livello di vita, una distribuzione equa delle risorse nazionali e l’estirpazione della corruzione da tutti gli apparati dello Stato.
Le speranze del popolo sono state tradite, poiché Bouteflika è rimasto attaccato alla poltrona, proponendo soluzioni estetiche e plastiche, in cui si sono rifugiati i dittatori arabi in Tunisia, Egitto, Libia, Yemen, Siria e in Sudan, quando le rivoluzioni popolari li hanno fatti vacillare.
Cosa ha impedito a Bouteflika al potere da quattro mandati e due decenni, di prendere sei provvedimenti che adesso ripromette agli algerini, se lo eleggeranno di nuovo? Perché ha bisogno di più tempo al governo per garantire che nominerà un suo successore “in circostanze serene e in un’atmosfera di libertà e di trasparenza?”.
Nel suo discorso Bouteflika afferma che il Paese ha bisogno di unità per fare riforme politiche, istituzionali e sociali. Allora, perché non le ha fatte prima, viste le difficili circostanze e le crisi soffocanti in cui si dibatte il Paese?
Queste sono le domande che si pongono gli algerini e che si riverberano inevitabilmente nelle proteste popolari, divampate all’annuncio della sua decisione di candidarsi per un quinto mandato. Questa decisone aggiunge all’offesa la rabbia di una chiara volontà popolare che Bouteflika pretende d’interpretare a suo modo.
I suoi sostenitori hanno appoggiato il suo discorso, tra di essi, il Capo di Stato Maggiore dell’esercito ha considerato le proteste contro il quinto mandato come “ un appello sospetto che all’esterno decanta la democrazia, ma all’interno trascina verso percorsi insicuri e pericolosi”.
Il primo ministro Ahmed Ouyahia ha messo in guardia gli algerini dall’intraprendere strade pericolose, altrimenti gli esiti saranno quelli siriani che sono sotto gli occhi di tutti.
È chiaro che la testardaggine di Bouteflika a candidarsi a un quinto mandato è un segnale evidente che l’élite governante è incapace di trovare un’altra alternativa, fino ad adesso egli è rimasto al potere per merito dell’esercito, di cui egli protegge gli interessi e i privilegi.

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