Boicottare i video di Daish

Di Diana Moukalled. Asharq al-Awsat (10/02/2015). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo.

DaishIl gruppo Daish (ISIS) ha segnato un altro cruento punto cinematografico la scorsa settimana, quando ha trasmesso il filmato dell’omicidio del pilota giordano Muath al-Kasasbeh.

Questo video ha generato in molti strani sentimenti di disagio: il pensiero che le altre esecuzioni realizzate e filmate recentemente dal gruppo – delle “semplici” decapitazioni – fossero molto più clementi del tragico e aberrante destino che è stato riservato al pilota giordano. Questi pensieri inquietanti ci mostrano quanto Daish sia stato bravo a scuoterci e, purtroppo, a catturare la nostra attenzione sulla sua narrativa. Sfortunatamente, molti troveranno in queste odi alla violenza senza precedenti qualcosa che li incollerà allo schermo, anche solo in un desiderio di condanna.

Quello di cui stiamo parlando è una narrativa e il modo in cui ci viene presentata. Tuttavia, coloro che creano questa narrativa – tra cui sceneggiatori, cameraman e tecnici del suono che producono quei video spregevoli – non importa se noi li sosteniamo o li condanniamo: quello che vogliono è generare uno stato di paura e di sofferenze, come per Muath al-Kasasbeh, mentre si guarda un uomo che muore bruciato.

Alcuni, tuttavia, sostengono che il guardare e diffondere questi filmati sia solo a “scopo informativo”, nel senso che trasmettere materiale ci aiuta a conoscere la vera natura diabolica di questo gruppo. Ma abbiamo davvero bisogno di questi video per saperlo? Non siamo già abbastanza consapevoli di ciò che questo gruppo è in grado di fare? Di cosa abbiamo bisogno ancora?

Il crimine di Daish inizia con uno strumento di morte e una videocamera; il nostro inizia nel momento in cui guardiamo, trasmettiamo, condividiamo, commentiamo o siamo colpiti dai video prodotti dal gruppo. Migliaia di persone sono state uccise intorno a noi, nella regione, ma le loro memorie e immagini non hanno risuonato nelle nostre menti, né sono presenti nelle nostre coscienze, perché non sono apparse come celebrità in un nuovo video di Daish. Questi video hanno ormai trasformato i nostri siti di informazione e i nostri social network in luoghi oscuri dove ci incontriamo brevemente per guardare questi orrori, automaticamente e involontariamente prendendo parte al teatro di sangue di Daish e alla macabra danza di reazioni e controreazioni.

Non abbiamo bisogno dei video di Daish per renderci conto di quanto possa essere violento e sanguinario questo gruppo. Dandogli più attenzione di quella che meritano o addirittura avendo paura di loro – anche se questo avviene con pesanti dosi di condanna e orrore – può avere l’effetto di marginalizzare, nelle nostre menti, le innumerevoli altre morti che non hanno avuto un primo piano in una produzione Daish originale.

Trasmettere questi video li rende solo più forti. L’unica soluzione boicottarli.

Diana Moukalled scrive per Asharq al-Awsat, Al-Hayat e Al-Wasat. È anche editore web per la libanese Future Television, dove conduce lo show Bil Ayn Al-Mojarada (A occhio nudo).

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