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Bashar si rivolge alla sua cricca internazionale

Bashar al-Assad si rivolge alla sua cricca internazionale

Bashar al-Assad si rivolge alla sua cricca internazionaleDi Hamad Al-Majid. Asharq al-Awsat (07/01/2013). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

L’unico aspetto positivo del discorso di Bashar al-Assad è stato il non utilizzo della solita retorica. Non ha bombardato il pubblico con i commenti ridicoli e ripugnanti che hanno caratterizzato i suoi interventi all’inizio della rivoluzione, quando cercava di affermare la sua persona. Oggi è diverso perché i rivoluzionari circondano Damasco e il cappio intorno al suo collo si sta stringendo. La rivoluzione è in costante crescita, mentre il governo di al-Assad è chiaramente in declino.

Bashar, prima di chiunque altro, si è reso conto che il suo regime dittatoriale contiene tutti i semi della sua rovina: atti sanguinari e brutali, assassinii, torture, settarismo, corruzione e saccheggio delle ricchezze del Paese. Tutto ciò prima dello scoppio della rivoluzione. Poi, la coraggiosa rivoluzione popolare ha aggiunto allo sgradevole curriculum del regime oltre 60.000 morti, milioni di sfollati e distruzione di massa nelle città siriane. Per il regime è praticamente impossibile sfuggire al collasso, quindi a cosa si sta aggrappando al-Assad? Alla speranza di restare il presidente siriano?

Dato che i fatti sul terreno sono contro lui e il suo regime, possiamo supporre che al-Assad abbia due possibilità: una è la poco probabile sopravvivenza del suo governo; l’altra la distruzione del Paese. In tutta onestà, il presidente al-Assad è più simile a un occupante straniero, che resiste ai rivoluzionari e ai patrioti siriani e li combatte con ogni tipo di arma. Egli vincerà in ogni caso, che sia la rivoluzione popolare ad essere distrutta o un Paese che per lui sembra voler dire molto poco.

Bashar, come suo padre, vede la Siria solo come un prolungamento della Mezzaluna safavide, sia che la Siria resti com’è o che lui la restituisca al suo popolo in rovina. Tuttavia, bisogna riconoscere che Bashar non è il solo ad avere potere su questa decisione, la serratura siriana ha molte chiavi. Una chiave è detenuta dalle figure a lui più vicine della setta alawita, un’altra dai pilastri fondamentali del suo governo, le altre sono invece a Teheran, Pechino e Mosca.

Insomma, Bashar è come il capo di una cricca e anche se ora cerca di cambiare o adottare misure regressive, la sua fedeltà va in primo luogo ai membri della sua banda, custodi di molti segreti. E proprio questo giustifica la sua insistenza nel voler rimanere al potere. Così al-Assad nel suo ultimo discorso non ha detto niente di nuovo essendo il suo unico scopo rassicurare il resto della cricca, sparsa tra Teheran, Mosca, Pechino, Baghdad e sud del Libano, ribadendo che osserverà fino alla fine del “codice d’onore”.