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Assad l’ha resa più semplice

di Tariq Alhomayed (Asharq AlAwsat 04/06/2012) – Traduzione di Claudia Avolio

 

Il tiranno di Damasco ha risolto l’intero dibattito – sia a livello arabo che a livello internazionale – e perfino tra alcune frange dell’opposizione siriana, circa la possibilità di una soluzione diplomatica in Siria. Lo ha fatto quando ha annunciato nel suo ultimo discorso che la Siria non è in crisi, e di star procedendo nel combattere ciò che descrive come “terroristi”, anche se il prezzo è alto! Il suo discorso ha messo le cose in chiaro: Assad non vede in Siria una crisi politica ma piuttosto una crisi di terrorismo, aggressioni e fondi esteri. Quindi, in tutta semplicità, è pronto a portare a compimento il suo viaggio di repressione ed omicidi, a qualunque costo, affermando nel suo discorso che “il prezzo potrà essere alto… ma saremo pronti a pagarlo”. Ha anche chiesto che i siriani siano grati per questo, dicendo: “Quando un chirurgo sta operando (…) taglia, pulisce, amputa, e la ferita sanguina: gli diciamo forse ‘le tue mani sono sporche di sangue’? Oppure lo ringraziamo per star salvando il paziente?”. Ha perciò assicurato che continuerà con le uccisioni, perché ritiene che chiunque rifiuti il suo regime sia un nemico finanziato dall’estero, o un terrorista con cui bisogna fare i conti.

Ciò che è peggio, è che nel suo discorso Assad ha promesso che l’uccisione di civili e personale militare non sarà stata in vano. In questo modo stava mandando un messaggio a coloro che, nel Paese e fuori, gli si sono ribellati o hanno simpatizzato per la rivoluzione siriana. E il messaggio è che dovrebbero prepararsi alle sue ritorsioni. Il punto cruciale del discorso di Assad è quando dice che non c’è alcuna crisi politica, che continuerà a qualunque costo, e che se le acque si calmano cercherà la ritorsione. Questi messaggi sono molto chiari ed espliciti, e significano che chiunque sia convinto di poter rincarare la dose del piano di Kofi Annan o si sta illudendo, o sta cercando di offrire ad Assad l’ennesima opportunità. Similmente, il discorso di Assad significa che chiunque si auguri una soluzione politica alla crisi in Siria, in linea con quanto avvenuto in Yemen con gli sforzi russi o altro, sta altrettanto illudendosi. Il tiranno di Damasco non vede una crisi politica davanti a sé, ma piuttosto terroristi che vanno sradicati, e questo implica altre uccisioni, massacri ed atti brutali del genere.

Se qualcosa di buono è emerso da tutto ciò, è il vero contributo di Assad nel semplificare il processo di prendere una posizione contro ciò che sta avvenendo in Siria. Tutti coloro che avevano sperato in una soluzione politica, sia tramite i sei punti del piano Annan sia attraverso Mosca, devono ora riconsiderare le proprie posizioni. Devono iniziare a pensare seriamente a come lavorare per porre fine alla sofferenza dei siriani, subito, portando il tiranno di Damasco davanti alla giustizia, e mettendo un punto alla sua riprovevole era. In tal senso possiamo considerare l’importanza del ministro degli Esteri saudita, il principe Saud al-Faisal, nel suo supportare la creazione di zone sicure all’interno della Siria. Al-Faisal sottolinea come la loro formazione debba passare attraverso il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, a prescindere dallo stato di continua intransigenza di Cina e Russia al suo interno. Ora è diventato necessario formare una coalizione di quei volenterosi – sia a livello arabo che a livello internazionale – che, col coinvolgimento della NATO, si prendano il compito di fornire protezione ai siriani, accelerando al contempo il collasso delle istituzioni militari del tiranno.

Dopo il discorso di Assad, devono essere prese posizioni pratiche, incluso l’intervento militare, perché il tiranno di Damasco ha semplificato le cose quando ha detto che continuerà a combattere qualunque sia il prezzo da pagare.

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Claudia Avolio

3 Comments

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  • Meno male che c’è il principe Saud al-Faisal, detto il “democratico”, che protegge i siriani dal dittatore…intendiamoci non dico che in Siria ci sia una dittatura sporca di sangue (e non solo dal marzo 2011)…solo, mi pare ipocrita la posizione della comunità internazionale…dov’erano i vari, Obama, Kofi Annan, Ban ki moon, le varie cancellerie internazionali quando l’Arabia Saudita reprimeva i suoi oppositori e quando poi ha mandato qualche migliaio di uomini in Bahrain per reprimere anche lì le proteste? e possiamo dire che la natura del regime delle monarchie del golfo sia tanto diversa da quella del regime siriano?!?! Cara comunità internazionale se vuoi fare un discorso SERIO e non IPOCRITA sulla democratizzazione e sul rispetto dei diritti umani non devi guardare in faccia a nessuno, perché i diritti come le regole devono valere per tutti.