L’opinione di al-Quds (08/04/2016). Traduzione e sintesi di Sebastiano Garofalo
L’incontro tra il re saudita, Salman Bin Abdul Aziz, e il presidente egiziano, Abdel Fattah El Sisi, ha portato a un cambio di rotta nelle relazioni tra i due Paesi. Malgrado l’attuale governo del Cairo sia formato da membri dell’esercito e degli apparati di sicurezza egiziani, questi ultimi si sono dimostrati incapaci di proseguire, nelle relazioni con Riyad, sul solco già tracciato da Mubarak – alleato naturale dei sauditi – e consolidare un asse che per decenni è stato il motore politico della regione.
L’arbitrarietà dell’azione repressiva di El Sisi nei confronti dei Fratelli Musulmani, in particolar modo dopo le stragi di piazza Rabi’a e piazza al-Nahda, ha aggravato la crisi politica di un Paese già in ginocchio. Un livello così alto del conflitto ha finito per influenzare la politica estera egiziana: attriti con Turchia e Qatar, intervento militare in Libia, supporto “strategico” al regime siriano di Bashar al-Assad, apertura politica verso gli Houthi in Yemen, avvicinamento all’Iran e un’alleanza con la Russia.
Differentemente dall’epoca di Mubarak, le relazioni tra l’Egitto di El Sisi e l’Arabia Saudita si trovano in un momento difficile, in cui gli interessi dei due Paesi sono in aperto contrasto. La parziale uscita dell’Egitto – occupato nella caccia ai membri della Fratellanza – dagli scenari yemenita, iracheno, siriano e libanese, ha esposto Riyad al fuoco politico e militare di Teheran, la quale, con le sue azioni, ha reso inefficace lo sforzo politico e militare saudita profuso in tutte le regioni arabe in subbuglio.
Le azioni politiche e militari saudite negli scenari sopra menzionati appaiono inutili senza il sostegno economico egiziano. L’economia dell’Arabia Saudita, a causa del basso prezzo del petrolio, non gode di ottima salute e pertanto si rende indispensabile il sostegno del regime egiziano. Ciononostante i vantaggi che il Cairo potrebbe trarre da un intervento militare non soddisfano i “pesci grossi” dell’esercito e del regime, i quali, preoccupati dallo stagnamento dell’economica e della moneta egiziana, tentano di destreggiarsi tra l’Arabia Saudita e l’Iran come meglio possono, cosa che si può rivelare un pericoloso azzardo.
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