Arabia Saudita e Turchia: resoconti della nuova alleanza

Di Mustafa al-Labbad. As-Safir (09/03/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

La recente visita del presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, nel regno saudita è divenuta fonte di discussione e analisi nella regione, e lo sarà ancora per molto. Tale alleanza acquista un significato particolare per le due parti in questione. Vediamo più da vicino le conseguenze di tale alleanza nei due Paesi.

PErdogan Turchiaer l’Arabia Saudita, l’allineamento alla Turchia ha come fine ultimo l’indebolimento dell’Iran e del suo alleato, il regime siriano. Infatti, il crescente prestigio dell’Iran, in particolare in seguito agli accordi con l’America circa il suo programma nucleare, spinge Riyad all’attacco.

Di conseguenza, gli svantaggi di una cooperazione con la Turchia appaiono di poco conto per il regno saudita. Tra essi riportiamo il risentimento del Cairo: qui, il supporto finanziario dell’Arabia Saudita permette a Riyad di esercitare una tale pressione da non sottovalutare alla luce delle sfide economiche, politiche e di sicurezza che il Cairo si trova ad affrontare. In secondo luogo la prudenza di Abu Dhabi: Riyad sostiene che il nuovo allineamento vedrà la rinascita di Doha (con la quale ha risanato i rapporti) e una diversa risposta da parte degli Emirati in merito alla Turchia e al gruppo dei Fratelli Musulmani. In ultimo, la divergenza con la Turchia in riferimento alla nomina del nuovo presidente siriano, qualora si giunga alla caduta di Bashar al-Assad: Riyad crede di poter influire nelle scelte della Turchia con gli strumenti più svariati.

Al contrario, per il presidente turco, l’avvicinamento al regno saudita mira a riaffermare la sua autorità nella regione. La Turchia ha attraversato un periodo di tensione e di isolamento legato alla perdita di prestigio del gruppo dei Fratelli Musulmani, a cui si era affidata durante la Primavera Araba e all’alleanza tra Emirati-Arabia Saudita-Egitto. Essa credeva di poter profittare degli scontri nelle principali piazze arabe, tra cui Egitto, Tunisia, Libia e Siria, proprio mediante i Fratelli Musulmani; tuttavia, l’indebolimento di questi ultimi ha spinto il Paese verso la marginalizzazione. Ecco perché l’invito saudita è stato presto accolto dal presidente Erdogan al fine di una riconsiderazione nella regione, o almeno in Siria. Qui, in particolare, il presidente spera nella supremazia economica, soprattutto nella parte nord del Paese, nel caso della caduta di Assad.

Per concludere, l’avvicinamento dell’Arabia Saudita alla Turchia richiede di considerare anche la trasformazione interna al regno stesso, che non si riferisce esclusivamente al passaggio dal re Abdullah all’attuale re Salman. Al di là della politica regionale, il nuovo governo ha realizzato due importanti cambiamenti interni: in primis, la convergenza a tutte le correnti e istituzioni religiose wahabite al fine di una maggiore compattezza contro l’Iran sciita e i suoi alleati, e in secondo luogo, il rafforzamento dell’esercito saudita. In tale programma, la trasformazione della Turchia da competitore a partner permette a Riyad di semplificare la sua missione in Iran e riequilibrare i ruoli delle potenze arabe in Medio Oriente.

Mustafa al-Labbad è direttore presso il Centro Al-Sharq per gli studi regionali e strategici con sede al Cairo.

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