Elaph (31/01/2012). Esperti della regione sostengono che la convergenza di un’asse che vede insieme Turchia e Paesi del Golfo stia riflettendo un mutuo interesse ed un potenziale fulcro da cui prendere le mosse per contrastare le politiche dell’Iran e avere voce in capitolo tanto in Siria quanto in Iraq. L’uomo a capo del Centro di Ricerche del Golfo, ‘Abdul ‘Aziz Bin Saqr, riferisce di come “Ankara sembra essersi svegliata tutto a un tratto, capendo d’avere interessi economici di un certo spessore relativi ai Paesi arabi e agli Stati del Golfo in particolare”. Risale a sabato scorso l’incontro tra il Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) e la Turchia, tenuto non a caso ad Istanbul, i cui temi hanno toccato sia la situazione in Siria e l’urgenza che accetti le disposizioni della Lega Araba, sia la questione dei rapporti con l’Iran. A tal riguardo, Bin Saqr ha detto che “la Siria resta il nodo cruciale per il Golfo e la Turchia, considerando che lì ogni azione internazionale passa per sentieri e aree sicure che coinvolgono strettamente la regione turca. Anche in uno scenario post-Assad, Ankara rivestirà un ruolo decisivo sia per la vicinanza, sia per possibili interferenze, che per l’economia”. Riguardo al Golfo, ha specificato che “nessuno degli Stati che ne fanno parte è disposto a discernere la questione Iran da quella dell’Iraq. Hanno bisogno perciò di controbilanciare creando un equilibrio attraverso la Turchia, in cui peraltro vivono sia curdi che turkmeni”.
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