Dopo anni con il generale Haftar, la Libia orientale nel caos

Libia Khalifa Haftar

Di Abdullah al-Sharif. Al-Araby Al-Jadeed (28/02/2017). Traduzione e sintesi di Federico Seibusi.

I recenti eventi nella Libia orientale mostrano il caos violento nel quale riversano gruppi tribali in seguito al fallimento da parte del generale Khalifa Haftar nel controllare Bengasi, dove da circa tre anni si combatte una battaglia contro le forze del Consiglio della Shura.

Le milizie di Haftar si sono formate su base tribale dopo l’inizio della campagna militare a metà del 2014, la ormai celebre “Operazione Dignità” sotto l’emblema della “guerra al terrorismo”. Tutto ciò prima di ottenere l’appoggio dei leader dei gruppi tribali che hanno fatto parte dell’operazione, al fine di trasformare un progetto militare in un progetto politico attraverso l’inclusione dei suoi alleati tribali nel parlamento di Tobruk, diventato ormai una sua fazione politica.

Nonostante i tentativi per guadagnare legittimità ottenendo l’alto grado militare di “Maresciallo”, anche dopo aver raggiunto l’età di pensionamento, e malgrado sia stato nominato comandante supremo delle forze armate, molti suoi leader e ufficiali militari lo hanno lasciato. Il suo portavoce e uno dei fondatori dell’operazione, il maggiore Mohammad Hijazi, lo ha abbandonato all’inizio del 2015, così come il comandante del distretto militare delle Montagne Verdi, il colonnello Faraj al-Barasi. Anche il colonnello Mahdi al-Barghathi, uno dei maggiori esponenti dell’operazione di Haftar, ha annunciato la sua alleanza con il governo di riconciliazione e attualmente ne ricopre la carica di ministro della Difesa.

Le posizioni a favore di Haftar hanno visto un declino in seguito ad annunci contrastanti e alla presenza di divisioni all’interno del gruppo tribale al-Barghathi, che controlla l’est di Bengasi fino alla città di al-Marj, fortezza del generale Haftar. In questo contesto, un’altra tribù ha chiesto al generale di rendere chiara la sua posizione in merito all’attacco a uno dei suoi più importanti membri, il colonnello al-Barasi, vittima di un raid condotto da un gruppo armato appartenente allo stesso Haftar.

Da parte sua, il membro del parlamento Muhammad al-Dharath ha rivelato che il crescente fenomeno di omicidi nella regione orientale è dovuto al raggiungimento di successi politici e rappresenta un’opportunità per Haftar di liberarsi dei suoi alleati al comando dell’Operazione Dignità.

Dharath ha descritto i seguaci di Haftar come “bande criminali comprate con il denaro”. Ha definito l’Operazione Dignità “fragile” e i suoi annunci per combattere il terrorismo “falsi” alla luce della mancanza di una grande autorità sul campo da parte di Haftar. Inoltre ha previsto l’inizio di una violenta guerra tribale a est, fra gli oppositori e coloro che desiderano dividersi la posta in gioco con Haftar, in seguito al crescente deterioramento delle situazioni in Cirenaica. Dharath ha anche sottolineato come, dopo due anni di combattimenti, pervasi da crimini di guerra, Haftar tenti di ottenere risultati nell’ultima zona di Ganfuda e di liberarsi dei suoi alleati, testimoni dei suoi crimini.

Infine, il parlamentare ritiene che i giorni di Haftar siano giunti al termine e che prevarrà il caos in Cirenaica, come nel resto della Libia, con scontri fra le milizie seguaci di Haftar e i combattenti Sahawat. Ritiene che il generale aspiri a liberarsi di tutte le mani implicate nelle sue operazioni criminali, al fine di eliminare ogni prova che possa condurlo di fronte alla Corte penale internazionale. Pertanto, Dharath esorta il popolo della Cirenaica all’immediata ribellione contro Haftar e i suoi alleati, ergendosi di fronte a esso e al fianco della nazione per evitare la diffusione del caos.

Abdullah al-Sharif è un giornalista del quotidiano panarabo Al-Araby Al-Jadeed.

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